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UN NATALE DI GUERRA

da | Gen 8, 2022

UN NATALE DI GUERRA
RACCONTI DI NATALE
Questo è un fatto, che accadde veramente tanto tempo fa, in un periodo in cui gli uomini stavano con le armi in mano e si battevano tutti ferocemente.
Io ero ancora molto giovane e se ci fosse stata la pace avrei potuto essere già un Lupetto.
Ma di queste cose non si parlava ancora.Ricordo che aveva nevicato di fresco ed ero tutto contento perchè l’indomani non avrei dovuto andare a scuola, dato che era la vigilia di Natale.
Le tenebre stavano calando rapide e c’era un freddo vento che veniva tagliente dalla Gusela del Vescovà e prendeva via Simon da Cusighe proprio d’infilata, ma io pensavo al presepio che avrei preparato con le sorelline e forse con papà, alle buone cose che avrebbero preparato mamma e nonna e cercavo d’individuare cosa ci avrebbe portato in dono il buon Bambino Gesù; chissà se mi avrebbe messo anche il carbone per il dispetto fatto a Paola il giorno prima?

E mentre pensavo non facevo caso al freddo e al vento.Così in un baleno mi trovai davanti a casa.

Davanti alla casa dove abitavo, era un posto di blocco tedesco che dominava il ponte Nuovo e mentre m’infilavo nel portone vidi che la neve vi si era ammucchiata contro e che c’erano solo due soldati intirizziti, mentre di solito erano in tre.
Il terzo lo trovai nell’androne appoggiato al muro dietro il quale funzionava e credo funzioni ancora, è tanto che sono andato via da quei posti, il forno del Signor Bianchet.
Mi guardò mentre mi slanciavo su per le scale e lo vidi sospirare, lo sbirciai dal pianerottolo e solo allora, dopo mesi che gli passavo davanti ogni giorno, notai la sua figura stanca e emaciata.
Proprio allora il soldato venne squassato da un convulso di tosse e mentre si copriva la bocca con la mano che non reggeva il fucile, notai brillare la sua fede d’oro.
Smisi di guardarlo ed entrai a casa.
Subito le sorelline mi vennero incontro festose e mi riempirono la testa di domande sul presepio e raccontandomi di pontagruelici dolci che la nonna aveva elaborato con rara perizia.
Con materie prime fuori del comune “pensa fratellone!” mi dicevano “la nonna ha anche della farina vera!”.

Così dimenticai il tedesco nell’androne e mi dedicai la sera stessa ed il giorno successivo alle mille cose della Vigilia. Finché a sera, tutti allegri, ci mettemmo a tavola e perché ero stato il più bravo mi sedetti io vicino a papà, mentre le sorelline che avevano fatto un po’ le bizze stavano fra me e la mamma. Papà ad un tratto riempì i bicchieri e disse: ” In una notte come questa nacque il Redentore: Alleluja” ed alzò il suo bicchiere e mentre lo alzava l’anello che aveva al dito brillò. Questo mi fece ricordare il tedesco che tossiva il giorno prima nell’androne, allora mi domandai come mai aveva un anello uguale a quello di papà.
Ma certo! Che sciocco ero, lo aveva perché tutti gli nomini sposati ce l’hanno. E tutti gli uomini sposati hanno dei bambini. Chissà dove aveva i suoi bambini il soldato tedesco e quanto soffriva a non esser loro vicino, chissà poi se aveva ancora i suoi bambini e se erano morti come i miei compagni di scuola Giulio e Carlo.
Allora mi accorsi che solo io non avevo bevuto in onore del Natale e che tutti mi guardavano.
Dissi loro ciò che avevo pensato.
Mio padre mi guardò un po’ serio serio, poi rise e disse: “Bene, vedo che finalmente sei riuscito a trovare un sistema originale per sciogliere il nodo che hai nel tuo fazzoletto da naso (in mancanza di un fazzoletto da collo bisogna ricorrere a questi trucchi per le B.A. provate anche voi), chiamalo su se c’è ancora”.

C’era ancora, ma non volle salire.
Dall’androne poteva vedere la strada e continuare a fare il suo dovere e poi, forse, non capiva l’italiano e il perchè lo volessi far salire di sopra.

Tornai alquanto deluso. Ma mio padre aveva già immaginato tutto e mi porse piatto con dei dolci, un bicchiere di vino ed il suo pacchetto di sigarette.
Con queste cose mi ripresentai al soldato dicendogli « Buon Natale », mi guardò sorpreso, poi sorrise e mi disse qualcosa nella sua lingua e, mentre prendeva i doni mi fece una carezza proprio come il mio papà.

Uscì subito in strada e vidi che divideva dolci e le sigarette con i suoi commilitoni.
Allora presi il piatto ed il bicchiere vuoti e tornai su da papà a raccontargli come era andata.
Mio padre stette a sentire mentre si caricava la pipa e poi borbottò: ” Bene, questo è proprio un buon Natale, ed ora… a letto figlioli!”.

 

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