Dalla deflagrazione dello Scoutismo Cattolico del 1974, come è ormai noto, nacque l’A.G.E.S.C.I.
“Deflagrazione” perché? Perché nemmeno due anni dopo, nel 1976, una costola dell’A.G.E.S.C.I. si staccò per fondare la F.S.E. italiana.
Oggi l’A.G.E.S.C.I. conta 176.382 iscritti (fonte: http://www.agesci.org/propostaeducativa/news.php?readmore=120), mentre l’FSE ne conta 19,148 iscritti (censimento del 2012. Fonte: http://www.fse.it/associazione/chi%20siamo/). Se tra le due associazioni all’inizio vi fu un vero e proprio scontro ideologico che si protrasse per molti anni, ora sembra che la situazione sia più distesa, atteso che comunque sono stati anche redatti dei documenti in comune. Fatto sta che queste due grandi realtà sono così differenti, pur provenendo dallo stesso alveo di Scoutismo Cattolico, che al momento oltre ad un reciproco riconoscimento e a un dialogo comune, non si va. Anche per i riconoscimento dei brevetti da un’Associazione all’altra spesso vi sono dei problemi e non solo per le differenze tra COEDUCAZIONE e INTEREDUCAZIONE. Fin qui non abbiamo detto nulla di nuovo e non sta certo a questa paginetta riassumere tutte le problematiche in merito.
Fatto sta che spesso qualcuno ha giocato sui numeri, pensando che più un’Associazione ha maggiori iscritti, più è valida. Piccole realtà associative e gruppi sciolti sono sempre stati visti con antipatia e sospetto e localmente queste grandi associazioni si sono messe anche ad osteggiare la nascita di nuovi gruppi scout che non si riconoscevano o nell’una o nell’altra realtà, con grave scandalo di chi è al di fuor dello Scoutismo e non ne conosce le dinamiche (della serie: “alla faccia della fratellanza scout!”).
Il dire “ci siamo già noi, quindi voi non passate” è generalizzato sia dall’una che dall’altra parte. Ci siamo sentiti anche rivolgere, da Capi sconfortati da questi tipi di veti, la domanda: “come si fa a dire che non si è razzisti nei confronti del colore della pelle, quando qui si guarda al colore dell’uniforme?”. E in effetti non abbiamo potuto dar loro torto.
Ma la logica dei numeri non dovrebbe essere preponderante, perché prima o poi si ritorce contro. Tutt’altro: se un gruppo di Capi decide di non affiliarsi né all’una, né all’altra associazione, perché osteggiarli in tutti i modi poco ortodossi e ancor meno cristiani? In cosa consta la paura? Nel rispetto reciproco, c’è spazio per tutti. O no?
Eppure la Bibbia ce lo dice: Goliath faceva il grosso con Davide, eppure ci rimediò una bella sassata in fronte. Dove vogliamo parare?
Vogliamo dire questo: se via via sempre più gruppi decidono di non stare né dall’una, né dall’altra parte, non sarebbe ora di mettersi intorno a un tavolo e cominciare a domandarsi il perché? L’errore è quello di guardare al singolo gruppo con poche decine di ragazzi e a piccole associazioni locali che cercano di sopravvivere e di “fare del proprio meglio”.
Non vorremmo far le Cassandre: infatti qui si sta parlando di lungimiranza. Se si alzasse lo sguardo un po’ oltre il proprio naso e il proprio “io”, ci si dovrebbe accorgere che questi piccoli gruppi e queste piccole associazioni si sono e stanno continuando a coalizzarsi e a mettersi insieme per tutelarsi, per non sentirsi più soli, per sentirsi parte di un qualcosa, per sentirsi riuniti sotto un’unica bandiera e sotto un’ Ideale che si sente maggiormente proprio. Negli ultimi anni la W.F.I.S. ha esponenzialmente aumentato i numerici: dai 200.000 nel mondo del 1997, si è passati a oltre due milioni nel 2014 (http://it.wikipedia.org/wiki/World_Federation_of_Independent_Scouts). E La WFIS Italia non è certo stata a guardare! Sempre più Associazioni hanno chiesto e stanno chiedendo l’affiliazione e non è più tanto raro il vedere il giglio giallo su sfondo romboidale verde girare per la nostra Penisola. Sostenere il contrario o far finta di niente non risolve lo stato di cose: a forza di dire: “non passeranno”, “non sono scout”, “che facciano quel che vogliono, tanto sono quattro gatti”, “non ci riguarda”, da poche centinaia (davvero poche) dei primi anni 2000, siamo passati a circa 6000 iscritti nel 2014 (solo la Federazione del Movimento Scout Italiano ne conta 4000 da sola! http://it.scoutwiki.org/Federazione_del_Movimento_Scout_Italiano). Abbiamo poi ASSISCOUT, A.S.C.I. ESPLORATORI E GUIDE D’ITALIA, F.I.G.E., A.m.I.S. e ASSORAIDER che a loro volta affiliate. Sappiamo inoltre che altre “piccole Associazioni” locali stanno seriamente pensando di entrare in questa “terza colonna dello Scoutismo Italiano”. Non ci stupiremmo se da qui ai prossimi due o tre anni, la W.F.I.S. Italia cominciasse a contare 10.000 iscritti. Ma la storia si ripete a cicli e non è la prima volta che i “grandi” si accorgono delle problematiche che gli accadono sotto il naso quando ormai la frittata è ormai già cotta e fatta. E’ chiaro che una realtà che comincia a diventare forte e coesa prima o poi comincerà a battere i pugni. Avete presente il ragazzino che per anni ha preso botte dal più grande, ma che in capo di qualche anno diventa esso stesso muscoloso e battagliero? Ci domandiamo: è possibile che non ci si domanda il perché di queste dispersioni numeriche che vanno ad accumularsi in altre terze realtà? La reciproca non accettazione porta anche a questo. Ormai, nel 2014, dobbiamo prendere già atto di questa “terza colonna scoutistica” operante sul territorio, che ha di certo la sua da dire e che ha di certo i suoi progetti, la propria voglia di esistere con i propri ragazzi, che quando cresceranno saranno essi stessi W.F.I.S. e si ricorderanno di quando non erano accettati dalle altre grandi due realtà. Con questo far finta di niente dove si vuole andare a parare? Forse è arrivato davvero il momento di cominciare a parlare, trovando delle soluzioni assieme. Dopo tutti questi anni abbiamo visto che la non accettazione non funziona. Ci sono regioni di una certa Associazione che fanno pressioni sul clero locale per mettere i bastoni fra le ruote alla nascita di nuovi gruppi locali. A volte ci riescono, ma certi gruppi non demordono e aprono lo stesso e se da una parte trovano chiuso, dall’altra trovano la W.F.I.S. che li supporta e che spalanca loro le braccia, come a dei fratelli e come dovrebbe essere. E la fuga centripeta dalle due grandi associazioni continuerà, facendo ingrossare le fila di questa terza colonna scoutistica che tanto più timida non è. Eppure accorgersi di questo non sarebbe tanto difficile. A furia di prender sottogamba la situazione, i “big” dello Scoutismo si troveranno di fronte a un terzo “big”. E intanto la storia va avanti con i suoi ricorsi. Gli ostracizzati stanno tornando indietro con il loro coccio di esilio a dire: “CI SONO ANCH’IO!”. Noi lo abbiamo detto…
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