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SCAUTISMO A PASSIGNANO

da | Gen 8, 2022

SCAUTISMO A PASSIGNANO

su memorie di Lupo Grigio

LE AQUILE RANDAGIE:
UNO STRALCIO DI STORIA..
UNO STRALCIO D’AMORE…

L’amico e fratello Vittorio Cagnoni ci ha segnalato un bellissimo video,
girato in occasione del sessantesimo anniversario dello Scoutismo a Saronno.
Nell’occasione, c’è stato un bellissimo memorial sulle Aquile Randagie.
GIUNGLASILENTE, che ne succhia l’essenza, non poteva mancare dal dar risalto a
questo bellissimo appuntamento.
Vi inviiamo quindi a seguire il link cliccando l’immagine qui sotto; inoltre riportiamo
anche il bellissimo intervento del fratello Vittorio in occasione, appunto di questo
memorabile incontro!

Buona visione e buona lettura!
Come sempre, da GIUNGLASILENTE!

INCONTRO 20 OTTOBRE 2006 A SARONNO

Ringraziamenti

Premetto che non è mio mestiere parlare in pubblico e non sono accreditato di nessun titolo
particolare e devo apprezzare il coraggio degli organizzatori.

Il tema delle Aquile Randagie mi affascina sempre perchè, costato ogni volta

che è straordinario. Cosa non ha combinato questo gruppetto di ragazzi che ha avuto
il coraggio di svolgere attività Scout col rischio di vedersi privato della libertà e del minimo
riconoscimento della propria identità sociale.

Quello che desidero proporre questa sera non è il sunto del libro Le aquile Randagie di
Carlo Verga che molti hanno già letto e che altri si apprestano senz’altro ad acquistare
e leggere, ma la riflessione su alcuni aspetti di questo sparuto nucleo lasciando spazio ad eventuali domande.

Saranno dunque flash che mi auguro stimolino riflessioni.

Escludiamo subito un improbabile confronto tra quel momento storico e l’attuale.
Ci concentriamo sul loro insegnamento educativo per vedere se è valido ancor oggi.

Una sessantina fra ragazzi, giovani e tre preti hanno risposto SÌ allo Scoutismo e NO ad un sistema dittatoriale quello appunto fascista.

Ecco sorgere una prima domanda:

“Sarei diventato o rimasto Scout col rischio di prendere legnate, bere di olio di ricino, impossibilitato a trovare un posto a scuola o un impiego?”

“Fino a che punto io genitore avrei permesso a mio figlio di andare in giro in divisa rischiando la galera o comunque mettendo la mia famiglia sul lastrico?”

Il libro Scoutismo per ragazzi è fonte e manuale delle Aquile Randagie e l’applicazione è conseguenza della loro fantasia. Svolgono attività semplici, altre volte direi peculiari da Aquile Randagie come: andare da Milano al passo dello Stelvio per sciare, ovviamente in bicicletta e con le biciclette di allora, le strade sterrate di allora, gli sci di legno legati al telaio, tutto l’occorrente per dormire e mangiare a 2700 metri. Questi giovani occupano molti giorni della settimana fra riunioni ed uscite che permettono loro di creare una salda amicizia pur fra strati culturali, sociali ed anagrafici diversi.

Kelly, il Capo indiscusso, si chiede:

Lettore: PRIMA LETTURA:

“Le Aquile Randagie cosa sono? Qual è il loro scopo? Molte discussioni ed altrettante conclusioni personali si sono avute. Ci si è quasi sempre allontanati dal vero scopo cercando il difficile e le complicazioni basandosi su teorici trattati… Non sarebbe stato meglio consultare invece le nostre Direttive ed i nostri manuali ove avremmo trovata la soluzione del problema? Forse ciò è dovuto ad una falsa idea di cos’è lo Scoutismo o si crede che esso si sia cambiato col tempo, mentre è, e rimarrà tale e quale come lo concepì Baden Powell fin dal 1908. Scoutismo è sì un metodo di educazione, ma ha lo scopo di formare un tipo ben definito che è lo Scout. Se ciò non fosse, tanto varrebbe che ci attaccassimo a qualunque altra forma o metodo buono… È chiaro però che un ‘tipo’ non ha limiti di età e che quindi lo Scoutismo è per tutti, anche per ‘barboni’. Concludendo. Le Aquile Randagie devono essere degli Scout ed il loro scopo è quello di rimanere uniti vivendo in conformità del sistema Scoutistico del Generale Lord Roberto Baden Powell. (Estote Parati Febbraio 1935)

ed altrove leggiamo:

“Per molti il Campo è una ‘tendopoli’ dove si sta in panciolle su di un prato mentre qualche altro balla al suono del grammofono: per i profani il Campo è una mania, uno ‘snobismo’. Per noi invece è scuola: scuola pratica che attraverso le bellezze della Natura ci fa conoscere meglio Dio; scuola gioiosa di sacrificio, di dovere; formazione del carattere. La purezza, la lealtà, la disciplina; ecco i frutti dei nostri ‘Campi”’. (Estote Parati 1941)

Lo scoutismo è solo quello di Baden Powell ed il Campo è scuola pratica di valori: natura, Dio, sacrificio, purezza, lealtà, ecc.

Idee semplici e chiare.

Tutto questo per formare l’uomo, formando il carattere. È ritornello che si ripete in ambienti scout dal 1908 non sempre con convinzione e molto spesso con pretese senza contenuto.

I Capi delle Aquile Randagie e gli Assistenti fanno propria la citazione di p. Forestier riportata nel libro Scoutisme route de liberté a pag. 69:

Lettore: SECONDA LETTURA:

“È l’energia sorda e costante della volontà, di qualche cosa che forma un disegno, di qualche cosa di più profondo ancora, di una fedeltà a se stessi, delle sue convinzioni, delle sue amicizie e delle sue virtù”.

“Energia sorda della volontà”

Chissà quante volte in questi cento anni i Capi l’hanno ripetuta ai loro ragazzi

Ancora:

“Lo Scoutismo è forma di vita,e noi vogliamo vivere tale vita: ma la vita Scout si alimenta dello Spirito Scout…”

ecco un’altra caratteristica tipica dello Scoutismo: lo Spirito Scout, cioè una mentalità, un modo di vivere e prosegue con un monito immenso…

“…A voi Aquile Randagie coltivare, conservare, corroborare questo spirito;

solo così rimarremo Esploratori. E solo restando lo Spirito Scout, resta ‘qualche cosa che potrà sempre risuscitare’ il movimento: nell’ora segnata dalla Provvidenza, nell’ora attesa e sperata, invocata con le nostre preghiere

e con le nostre opere”. (Estote Parati 1936).

Il riferimento è chiaramente alla fine della guerra, ma se lo Spirito Scout ha il potere di resuscitare un’Associazione in tempo di scioglimento, a maggior ragione dovrebbe salvaguardarlo in tempo di pace.

Dicevo: “Secondo i disegni della Provvidenza… con le nostre preghiere e le nostre opere…”

E fin qui niente di nuovo. Cioè chi lo fa?

Ma per formare l’uomo le Aquile Randagie cosa intendono?

Lettore: TERZA LETTURA:

“Ricordiamocelo sempre questo. Secondo S. Tommaso, la causa finale, cioè il motivo verso il quale io agisco, deve essere la prima nell’ordine della intellezione: io, prima devo sapere cosa voglio fare e poi, metterò in azione gli strumenti per realizzare il mio pensiero. E qui allora partiamo da una prima riflessione: lo Scoutismo ha una visione integrale dell’uomo. Baden Powell ha una visione completa dell’uomo, ha una visione che accetta l’uomo nel suo aspetto morale, nel suo aspetto psicologico, nel suo aspetto sentimentale”. (Baden)

Lo scoutismo è un metodo semplice che richiede di essere conosciuto profondamente per cogliere quelle piccole cose che fanno grandi uomini. Piccole cose come testimonia di una di loro:

“A me piaceva soprattutto il tipo di persone che formavano le Aquile Randagie in quel momento, erano tutte persone che avevano un carattere e una capacità non indifferente”. (Simi)

E potremmo continuare… ma per adesso mi basta avervi trasmesso che quel gruppo aveva le idee chiare su cosa fosse lo scoutismo, che puntava a realizzare la formazione del carattere ed era sviluppata con semplici attività.

Apparentemente sembrano cose da nulla, banalità, belle parole, ma questi ragazzetti che aderirono magari in maniera incosciente, guidati da un intuitivo,

un bel giorno crescono e che risultati danno? che fine fanno? cosa hanno imparato?

Ed ecco che dopo il gioco scout arriva improvvisa e vera la partenza, il test, la verifica in poche parole: la guerra!

Kelly scrive ad un amico belga:

“…Al presente le mie Aquile vanno bene e uno dei miei Scout, dopo essere diventato dottore in filosofia, ha ascoltato la chiamata di Dio e ora studia teologia a Roma per diventare prete; pensa quale fortuna per le Aquile e quale segno di benedizione di Dio per noi;

teniamo ben presente che lo sparuto gruppo delle Aquile Randagie offrirà ben tre preti e tutti di un certo calibro.

Continua Kelly:

“ho anche 7 Aquile sotto le armi di cui uno in Africa…” (27 agosto 1936) ed il 7 novembre aggiunge altri “… due nostri fratelli maggiori partono militari per servire la grande Patria” (Estote Parati 1938) e fanno già nove.

Il legame fra le Aquile Randagie è talmente stretto che per tutto il periodo bellico si manterranno in collegamento. Si seguiranno le loro vicende al fronte,

nei campi di concentramento, di internamento, di prigionia, ma anche di sfollamento, di sinistrato per la casa incendiata e distrutta dai bombardamenti.

Questo enorme sforzo è per noi di difficile comprensione. Possiamo collegarci a qualche filmato della TV, vedere scene dall’Iran, dal Libano, dal Sudan, ecc.

Ma un conto è essere seduti in poltrona ed un conto è essere seduti sulle macerie della propria casa.

Questo intenso collegamento causerà l’intervento fascista dell’Ufficio Censura Corrispondenza di Roma insospettito da espressioni come: ‘Aquile Randagie, Estote Parati, traccia…’ pensando si tratti di messaggi cifrati e scatterà una severa inchiesta militare, con denuncia di qualche Aquila Randagia.

Tenuto presente che un pilastro fondamentale delle Aquile Randagie era il rifiuto della violenza e la difesa della libertà esse partono per il fronte, fedeli alla Promessa, “per compiere il loro dovere verso la Patria”, che essi considerano “distinta da un regime e da un uomo”.

Lettore: QUARTA LETTURA:

“Partirono per ‘Servire’, come era loro stato insegnato, come avevano promesso: per un ‘Servizio’ al quale si erano andati preparando nella rude scuola dello Scoutismo’… Pur sotto la divisa militare gli Scout si erano riconosciuti: di diverse regioni, diversi Riparti, ma qualcosa di comune, qualcosa che nessuno potrà mai definire e che li differenziava dagli altri li aveva fatti riunire… Sotto la divisa militare tutti indossavano il camiciotto e il giorno di S. Giorgio, con una semplice cerimonia, rinnovano insieme sotto le armi la loro Promessa” (Estote Parati 1940).

Emanuele Locatelli e Mario Isella presentano in questi giorni il libro che consiglio vivamente Penne d’aquila Stralci di corrispondenza tra le Aquile Randagie di Monza nel periodo 1939-1943

E di quel periodo propongo, a titolo d’esempio, questo brano tratto da una lettera scambiata fra Aquile Randagie al fronte:

Lettore: QUINTA LETTURA:

“…rileggo con piacere la tua lettera e ti assicuro la mia costante preghiera, affinché Gesù ti aiuti sempre e ti sia sempre vicino per mantenere la tua promessa di ritornare, dopo la ‘naia’, uguale, anzi migliore… ma, caro Buck, non arrabbiarti e non avere preoccupazioni per il mancato trasferimento. Dobbiamo sempre tener presente che ignoriamo i disegni della Divina Provvidenza: non può darsi che tu eri necessario nella tua compagnia per essere di esempio ai tuoi compagni?… ricordati: che fanno il male, perché lo vogliono, ne troverai pochissimi; lo fanno per ignoranza o perché non si sono mai posti il problema del perché esistono… ho sentito degli scherzi che fanno; tra gli altri quello della processione con la turpe finzione della Comunione. In questi casi non fermarti né trattenerti: se non sono sufficienti le mani, prendi il calcio del fucile… ho sentito da Gianni questo esempio: sei finiti in infermeria perché deridevano uno che recitava il Santo Rosario; risultato finale: ora sono in venti quelli che lo recitano… Ho ottenuto il permesso di partecipare alla Messa mattutina delle 5.30 devo però essere in caserma entro le 6.30… mi sono subito presentato per quello che sono: Rosario, preghiere, lodi. Meraviglio un po’ i miei compagni. Ora però sono abituati, anzi mentre prego si trattengono un po’ dal dire sconcezze… ho dato vita ad un ‘ritrovo’: un gruppo d’Azione con 8 allievi e un gruppo del Vangelo con 25 partecipanti…”.

Abbiamo detto che erano ragazzini, svolgevano attività semplici, ma qui, adulti, dimostrano che hanno un fegato non indifferente e ci propongono una seconda domanda:

“Anch’io oggi mi esprimo nel mio mondo con un tale intensità?”

In altre parole

“Ho anch’io un carattere robusto come il loro?”

Ricordate chi ha detto:

“Non è sognando che si acquista un carattere. Bisogna martellarlo e forgiarlo noi stessi”? Chi si ricorda?

Sì è come pensate: Baden Powell, nel libro La Strada verso il successo; mi è parso anche di sentire che qualcuno abbia anche detto che è alla pagina 106.

Per non perdere il filo logico riassumo i passaggi sin qui richiamati

il cammino delle Aquile Randagie è basato su: un metodo, quello scout, intriso di profondi contenuti e valori un’attività semplice, bilanciata fra divertimento e riflessione tesa alla formazione del carattere basata sull’amicizia per formare un uomo ed un cristiano che va in guerra e a nome di tutte l’Aquile Randagie Arrigo Luppi dichiara:,

“Non ho mai sparato alla sagoma del nemico preferendo farmi uccidere che uccidere perchè l‘altro, anche se nemico, è pur sempre mio fratello”.

Ecco cosa ha prodotto il percorso Aquile Randagie :

“Non ho mai sparato alla sagoma del nemico preferendo farmi uccidere che uccidere perchè l‘altro, anche se nemico, è pur sempre mio fratello”.

Rivediamo ora due concetti appena letti che forse non hanno ricevuto la meritata attenzione.

“Partirono per ‘Servire’, come era loro stato insegnato, come avevano promesso: per un ‘Servizio’ al quale si erano andati preparando nella rude scuola dello Scoutismo’” e “ricordati: che fanno il male, perché lo vogliono, ne troverai pochissimi; lo fanno per ignoranza o perché non si sono mai posti il problema del perché esistono”

Sono due aspetti fondamentali del percorso delle Aquile Randagie: lo spirito di servizio e la risposta a cosa c’è dopo la morte.

Vediamo allora come le Aquile Randagie si sono comportate in merito al tema dell’aldilà e del servizio.

Da dove veniamo e dove andiamo erano domande che le Aquile Randagie avevano ben individuato ed alle quali dettero una risposta chiara. Ovviamente,

essendo in guerra, non potevano non affrontare il tema della morte. Anche Baden Powell qua e là invita alla riflessione su questo passaggio obbligato dell’uomo.

Personalmente avevo posto questo tema durante il mio incarico nei Foulard Bianchi sia in ASCI sia in AGESCI. Mi pareva ovvio che affrontando il tema della sofferenza conseguenza logica fosse parlare della morte. È venuto fuori un putiferio!

Oggi questo tema è rifiutato dalla società, mentre il quotidiano Avvenire attraverso gli interventi di Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, lo propone di frequente perchè secondo questo autorevole studioso se l’uomo non affronta il problema dell’aldilà non può avere collegamenti col passato, col presente e tanto meno col futuro della sua vita.

Il tema del cosa c’è dopo la morte è indissolubilmente legato allo Spirito di Servizio:

Lettore: SESTA LETTURA

“Si tratta di formare l’uomo ‘normale’ e il cristiano completo: l’uomo che sia tutto uomo, e il cristiano che sia tutto Cristo. Tutto questo deve attuarsi – giorno per giorno – con metodo che implichi l’unità di lavoro fra Capo ed educando e l’Assistente Ecclesiastico, con la collaborazione generosa ed attenta dei giovani, e soprattutto con la grazia del Signore elargita a chi la chiede con cuore mondo e buona volontà. Allora potremo contare su giovani convinti e coerenti: dalla personalità precisa, per i quali muoversi verso la vita significa non già evasione dalle responsabilità, ma ricerca – per attuarla – della suprema legge cristiana dell’Amore”.

Questo testo di Baden (mons. Ghetti) è estremamente ricco. Basterebbe da solo per un’ampia dissertazione. Sottolineiamo qualche concetto: * implichi l’unità di lavoro fra Capo ed educando e l’AE, * soprattutto con la grazia del Signore * non già evasione dalle responsabilità, ma ricerca, per attuarla, della suprema legge cristiana dell’Amore

Allora da dove viene questo Spirito di Servizio delle Aquile Randagie?

Dall’attività religiosa, pur essa semplice ed essenziale, ma vissuta in profondità:

* La Messa non è occupazione di uno spazio del tempo,

* La Comunione è inconcepibile senza ringraziamento: oggi chi lo fa? Un’Aquila Randagia a distanza di 45 anni ricordava ancora l’esempio della concentrazione e del raccoglimento di Kelly dopo la Comunione,

* La partecipazione ai momenti religiosi, agli esercizi spirituali. Si fanno ancora regolarmente i ritiri Rover o più aggiornato le Giornate di deserto nelle varie Branche Scout?

* La costanza della preghiera. Il prof. Nosengo, emerito pedagogista, che diventò Commissario Centrale ASCI, ricordava il rumore che facevano le Aquile Randagie che dopo 10 ore di lavoro, 4 ore di scuola serale passavano nella cappella della scuola Card. Ferrari a pregare e stanchi morti immancabilmente incespicavano nei banchi provocando un gran fracasso.

* La costante attenzione agli insegnamenti del magistero della Chiesa. Encicliche, lettere pastorali, interventi. Sono oggi conosciuti? Letti? Meditati?

Riconoscere fratello anche il nemico che ti spara, è la sintesi della formazione del carattere, dello Spirito Scout e dello Spirito di Servizio.

Rischiare di finire cenere nei comignoli dei campi di sterminio per salvare il prossimo di qualunque razza, nazionalità, colore, fede politica, è la sintesi del servizio di OSCAR organizzazione che nel periodo dal 8 settembre 1943 a fino oltre il 25 aprile 1945 salvò innumerevoli vite umane perchè quello Spirito di Servizio era costruito su una fede solida.

E qui mi viene spontaneo collegare un passo di Benedetto XVI tratto da un suo discorso in S. Pietro (che aveva come tema il dovere dei credenti di tradurre la fede in vita concreta del 25 ottobre 2005)

“Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da essere pronto a rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non sono in grado di ricambiare”.

Ecco allora che le Aquile Randagie ci rivolgono la domanda sul nostro servizio, sul senso della vita, sulla spiritualità.

“Solo da un entroterra di forti principi possono partire quelle scelte significative che imprimono orientamenti nuovi alla storia” ribadisce Sua Eccellenza mons. Tonino Belle (Le notti insonni pag. 52).

Non so se vi è capitato di scorrere gli interventi rivolti ai giovani degli ultimi due Papi tutti improntati all’uscire fuori dal proprio egoismo, a servire ed a servire molto similmente alle Aquile Randagie.

Sentite questi passaggi di Benedetto XVI, molto vicini al mondo Scout:

Dall’Enciclica Deus caritas est (26 gennaio 2006). Bisognerebbe aver presente tutto il discorso dei paragrafi 31-39 per meglio apprezzare la portata, comunque dice:

“…Oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto la “formazione del cuore”: occorre condurli a quell’incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore e apra il loro animo all’altro, così che per loro l’amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell’amore…”.

Sempre riguardo al servizio estrapolo questo passaggio dal recente discorso tenuto a di Frisina (16 settembre 2006). Badate bene perchè non c’è da perdere una singola parola: “Nell’azione stessa io apprendo a superarmi, a donare la mia vita con serenità: nella delusione e nell’insuccesso imparo a rinunciare, ad accettare il dolore, a distaccarmi da me stesso. Nella gioia della riuscita apprendo la gratitudine… questa ascesi del servizio, il servizio stesso

come vera ascesi della mia vita, è senz’altro un motivo molto importante che richiede però sempre di nuovo un riordinamento interiore dell’agire a partire dall’essere che deriva dalla preghiera”.

E da questo incontro con Cristo che avverrà quella che il Papa definì durante la giornata mondiale della gioventù 2005:

“…la fissione nucleare portata nel più intimo interesse. solo quest’intima esplosione di bene che vince il male può dar vita alle altre trasformazioni necessarie per cambiare il mondo…”.

Alla luce di tutte queste belle cose pensiamo per esempio a quanta fatica ogni hanno sopporta la Comunità Capi Scout per completare i Quadri delle Unità.

Quante iniziative cessano o non nascono per mancanza di persone che si impegnino in Spirito di Servizio.

È sempre l’eterno sbilanciamento tra la carenza endemica di uomini, di uomini veri, come le Aquile Randagie e l’abbondanza di cucù e ciarlatani.

Giunto al termine della vostra pazienza, riassumo le domande che sono alla base di questo intervento e che le Aquile Randagie con la loro testimonianza e coerenza ci spronano a rispondere:

Che senso ha per me essere Scout?

Qual è il motivo verso il quale agisco?

Ho un carattere robusto, targato Aquile Randagie?

Ogni uomo è mio fratello?

Cosa c’è dopo la morte?

Come vivo la mia fede oggi?

Ho uno spirito di servizio pronto a donarmi interamente?

Che cosa debbo fare?

E concludo con quella frase del Vangelo che fu tante volte ripetuta sul letto di morte da molte Aquile Randagie:

“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).

Grazie

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