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SUL RAZZISMO

da | Gen 7, 2022

 

“SUL RAZZISMO”

IL NATALE GLOBALE

 

Circa una settimana prima di Natale, in una cittadina del Nord, di sera tardi, tre persone si fermarono davanti alla chiesa principale e scrissero con lo spray rosso: “Fuori gli stranieri”, e anche “L’Italia agli Italiani” e simili frasi. Poi, a ogni buon conto, buttarono qualche pietra contro la moschea e se ne andarono. Nelle case borghesi non si era mosso niente, nessuno aveva visto o voleva vedere qualcosa. Ma ecco che, la sera dopo, incominciarono degli strani discorsi. “Dai spicciati, andiamo via!” “Ma cosa vai dicendo? Che ci facciamo laggiù, poi?” “Laggiù? Ma è sempre la nostra patria, e qui non vi vuole più nessuno! Ma hai letto quello che c’è scritto sui muri?” E davvero la piccola città si mise in moto. Le porte dei negozi si aprirono da sole e incominciarono a uscire i pacchetti di cacao, la cioccolata e i cioccolatini in carta d’argento e d’oro. Volevano tornare nel Ghana e nell’Africa, che era la loro patria. Poi, come un fiume, apparvero tutte le confezioni di caffè, la bevanda più amata di quel paese: volevano tornare tutti in Ugganda, in Kenya, in America Latina; ma naturalmente anche l’ananas e le banane non volevano restare al loro posto e incominciarono a uscire dalle loro cassette per tornare in Sudafrica. Quasi tutti i dolci di Natale perdettero una parte del loro contenuto e si afflosciarono: tutti gli ingredienti importanti se ne andavano verso il Sud del mondo. Alla mattina successe poi l’inevitabile: una lunga coda di auto giapponesi, tutte nuove, piene di macchine fotografiche e di apparecchi elettronici costosi, se ne andarono verso est. Il cielo era pieno di oche belle grasse che se ne tornarono in Polonia e in Ungheria. Dietro alle oche c’era una scia multicolore di camicie di seta e di tappeti asiatici. Le strade erano un vero macello: dappertutto la benzina se ne usciva da sola per formare dei rivoli diretti verso l’Arabia, il Kuwait e la Libia. Davanti a questo sfacelo si corse subito ai ripari: come si poteva fare senza benzina? Le macchine potevano andare a energia solare oppure a gas! Detto fatto. Ma le Fiat, le poche Ferrari si divisero a pezzi: l’alluminio se ne andò con le sue corte gambette in Giamaica, il rame emigrò in Somalia, un terzo dei pezzi se ne tornò in Brasile e il caucciù a Giava. Il grande movimento durò tre giorni, e poi venne una grande calma, una calma innaturale e un silenzio profondo. C’erano gli alberi di Natale, c’erano tante mele rosse e noci, e nocciole. Ma anche se tutti erano andati via, due stranieri erano rimasti, anche se le scritte sui muri riguardavano anche loro. Erano Giuseppe e Maria, che era incinta e prossima a partorire; proprio due ebrei erano rimasti! Maria disse: “Restiamo, se ce ne andiamo noi da questo paese chi mostrerà a questa gente il cammino verso una maggiore umanità e verso la sapienza del cuore?”

 

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