Ha messo la sua coda anche tra le gambe di molti santi nel tentativo di farli inciampare. Ha molestato uomini e donne oggi saliti agli onori degli altari come padre Pio, don Bosco, il Curato d’Ars e, per restare in casa nostra, don Calabria. Per non parlare delle tentazioni alle quali Cristo stesso fu sottoposto nel deserto uscendone peraltro vincitore. Ma continua la sua azione anche nei riguardi di noi, comuni mortali, quotidianamente chiamati a districarci tra il bene e il male nel compiere le nostre scelte. Ci stiamo riferendo a Satana, il diavolo ovvero il divisore, colui che mira ad incrinare irrimediabilmente il rapporto filiale tra la creatura umana e Dio. Ogni tanto drammatici fatti di cronaca, come le tragiche morti di alcuni giovani scoperte recentemente nel varesotto, lo riportano alla ribalta sulle prime pagine dei giornali, ma in realtà c’è quasi un senso di pudore a parlarne, soprattutto in certi ambienti ecclesiali.
LIBERACI DAL MALIGNO
a cura di Italia Cattolica
“Il diavolo? Si vince con la fede, la preghiera e il digiuno”
Forse in questo articolo non vi è una spiritualità propria scout, ma il tema in questione, molto delicato, prende ed interessa molto i giovani…. Succede che spesso i giovani facciano questo tipo di domande ai Presbiteri… Allora ecco delle risposte: Il tema è particolarmente interessante ed incolla il lettore alle righe!!! BUONA LETTURA!
Eppure la ricomparsa, in forme spesso subdole, del satanismo dovrebbe insegnare qualcosa. D’altro canto è da evitare anche il pericolo opposto di chi vede il diavolo dappertutto. È un fatto comunque che nella nostra diocesi siano ben dieci i sacerdoti “incaricati a proferire legittimamente esorcismi” su licenza del vescovo, come prescrive il can. 1172 del Codice di Diritto Canonico. Abbiamo incontrato uno di loro, mons. Gino Oliosi, canonico del Capitolo della Cattedrale, che con altri sei presbiteri veronesi ha partecipato al 7° convegno internazionale degli esorcisti svoltosi nei giorni scorsi a Collevalenza. Oltre 200 i sacerdoti presenti, provenienti da ogni parte del mondo, ritrovatisi nella cittadina umbra a riflettere e a dibattere sul ruolo dell’esorcista in una società secolarizzata. Il punto di partenza è stata una catechesi dai contenuti quanto mai attuali tenuta da Paolo VI il 15 novembre 1972 che suscitò un forte scalpore, tanto da indurre alcuni commentatori a parlare di “ritorno della Chiesa al medioevo”. In quell’occasione il Papa bresciano sostenne infatti che “uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo demonio. Il male oggi non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore (…). Esce dal quadro biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a se stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua complessità (…) diventa ossessionante”. Il convegno ha affrontato la problematica demoniaca nel Nuovo Testamento, nella storia, nella legislazione canonica e sotto un’ottica pastorale, presentando alcune particolari situazioni relative ai riti afro-brasiliani e all’azione di sciamani e stregoni in Messico.
Monsignore, come potremmo definire il Satanismo?
«È una ideologia che si fonda sull’idolatria della creatura di Satana. Essa infatti non è come molti credono, una divinità negativa onnipotente, una creatura originariamente cattiva, ma una creatura angelica creata buona e divenuta cattiva in seguito alla ribellione verso il Signore, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica che fa esplicito riferimento al Concilio Lateranense IV del 1215».
Da dove deriva il male presente nel mondo?
«Originariamente dal demonio, ma anche dal mondo stesso in quello che si è soliti definire come peccato sociale o strutture di peccato, ed inoltre dalla responsabilità personale. Dire che il male è frutto esclusivo di una sola di queste tre realtà è sbagliato. Occorre pertanto un’opera di discernimento per poter distinguere quanto proviene dalla responsabilità della persona, quanto dalle strutture di peccato e quanto dal demonio. La nostra è una lotta contro il maligno che però parte dalla vittoria ottenuta da Cristo con la risurrezione».
A quali fattori è riconducibile la crescita del numero di persone che manifestano questo tipo di problematiche?
«Sono molti i fattori determinanti, a cominciare dall’ideologia satanista che suscita la paura di Satana e quindi la dipendenza da lui. In questo non entra solo la responsabilità delle persone, ma anche il peccato del mondo che è la secolarizzazione e l’azione stessa del demonio. Quanti adolescenti si gettano a capofitto sull’astrologia, mossi dal desiderio di conoscere se stessi e gli altri attraverso i segni zodiacali! Ogni apertura all’occulto è pericolosa e oggi ne siamo invasi. Penso inoltre alla scrittura automatica praticata da molti per mettersi in contatto con i defunti, allo spiritismo praticato anche per gioco con il pendolino. In questo modo ci si predispone, ci si apre anche senza volerlo alla possibilità che Satana entri nella vita delle persone. Quanto male ha fatto la trasmissione del film L’esorcista. Ci sono persone che a distanza di anni ne risultano ancora condizionate. Ma anche personaggi come Harry Potter possono essere rischiosi, perché avviano i ragazzi a forme magiche ed è un attimo passare dalla magia bianca a quella nera…».
Come si insinua la presenza e l’azione diabolica in una persona?
«Il demonio può agire nel corpo, e questi sono i casi di possessione, negatività e maleficio, ma non può agire nell’intimo se la persona non glielo permette. A nostra insaputa e senza la nostra cooperazione il diavolo non può nulla contro l’intelligenza e la volontà umana. Comunque chi venisse ad essere posseduto dal demonio non riesce a liberarsene da solo, occorre il ministero della Chiesa».
Quando una persona chiede di incontrarla, come riesce a distinguere la possessione demoniaca da una situazione frutto di turbamento interiore, di suggestione, di malattia, di isteria o di depressione?
«Anzitutto va detto che non è compito dell’esorcista procedere all’analisi del corpo e della psiche. Sarebbe bene allora poter disporre della presenza di un’equipe composta da medici, psicologi, psichiatri ed esorcisti come quella creata a Genova dal card. Bertone. Prima di affrontare un esorcismo sarebbe infatti importante e prudente poter disporre di una verifica da parte del medico, dello psicologo o dello psichiatra che abbia potuto indagare sulle cause fisiche e psichiche del male, sulla possibilità che la situazione di sofferenza possa trovare soluzione con l’assunzione di medicinali. Se questo non fosse sufficiente, allora sarà l’esorcista con i criteri dati dalla Chiesa ad intervenire. Se si intravedono dei risultati ho i segni credibili di questa presenza satanica».
Ma quali sono i segnali di una possibile possessione diabolica?
«Possono essere il parlare o il comprendere lingue sconosciute, il rivelare cose occulte o lontane, l’avere una manifestazione di forza superiore alla natura, all’età e alla condizione fisica. Ma vi sono anche altri segnali di ordine morale e spirituale che possono manifestare l’intervento diabolico, quali la forte avversione a Dio, alla Madonna, ai Santi, alla chiesa, ai sacramenti, alle immagini sacre».
È possibile delineare una tipologia di quanti si rivolgono all’esorcista?
«Vi sono persone appartenenti alle categorie più diverse, compresi impresari, professionisti e insegnanti. Spesso si tratta di gente giovane che non frequenta più la Chiesa e i sacramenti. La prima cosa che faccio consiste nell’invitare queste persone a partecipare alla Messa domenicale; a recuperare la dimensione della preghiera quotidiana, soprattutto con la recita del Padre Nostro contenente l’invocazione “liberaci dal male”; all’esame di coscienza serale alla luce della Parola di Dio; quindi li invito ad accostarsi alla Confessione almeno una volta al mese; inoltre ricordo che occorrono fede, preghiera e digiuno, sia per l’esorcista che per il fedele; infine li esorto a vincere con l’esercizio della carità situazioni di odio, rancore ed esclusione perché altrimenti l’esorcismo non produce effetto. In questo modo evangelizzo e faccio catechesi, constatando che queste persone hanno una disponibilità eccezionale ad accogliere le diverse indicazioni, proprio per il dolore e le sofferenze che provano sulla propria pelle. Riscopro così l’importanza di recuperare il valore dell’incontro personale, dell’ascolto, del dialogo tra prete e fedeli».
Quindi chi chiede l’esorcismo non è una persona da condannare o da prendere in giro?
«Anzi, è un membro che la comunità deve amare di un amore preferenziale. Quando è in potere del maligno egli è il più povero dei poveri, bisognoso di aiuto, di comprensione e di consolazione. Per questo il ministero dell’esorcista, oltre che di liberazione, è soprattutto di consolazione, come si legge nella Presentazione della Cei al Rito degli esorcismi».
Ma in cosa consiste l’esorcismo?
«Per molti l’esorcismo è un atto magico, superstizioso. In realtà esso non libera dalla malattia ma da eventuali azioni malefiche in vista di un recupero della fede. Inoltre non è un sacramento ma un sacramentale, ovvero un segno sacro con cui la Chiesa si affida al potere di Cristo per ottenere benefici effetti soprattutto spirituali. Occorre poi distinguere l’esorcismo invocativo che è di tipo deprecatorio, da quello imperativo. Il primo consiste nella richiesta al Padre di liberarci dal maligno, cosa che tutti dovremmo fare quotidianamente nella preghiera del Padre Nostro, perché la lotta contro il male è quotidiana. Ma nessuno, tranne i sacerdoti espressamente incaricati dal vescovo, può azzardarsi a rapportarsi direttamente con il demonio intimandogli di andarsene (formula imperativa) perché potrebbe essere molto rischioso. In un intervento della Congregazione per la Dottrina del 1985 si ricorda inoltre che per compiere incontri di liberazione dal demonio anche in forma invocativa occorre il consenso del vescovo. Come pure si fa divieto ai fedeli di utilizzare la formula di esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli ricavata da quella di Leone XIII, e ancor meno di usare il testo integrale dell’esorcismo».
Oltre alla licenza concessa dal vescovo, quali caratteristiche deve avere un sacerdote per poter assumere l’incarico di esorcista?
«Deve essere una persona di provata pietà, scienza, prudenza e integrità di vita oltre ad avere una specifica preparazione per questo ufficio. Nell’ambito della scienza rientra anche una conoscenza psicologica accurata, consapevole e sistematica e non solo pragmatica. Quella dell’esorcista non è un’attività da praticoni».
Esiste quindi una scuola per esorcisti?
«Purtroppo no, sebbene anche al convegno di Collevalenza sia stata richiesta in maniera pressante. Infatti quello dell’esorcista, lo si può ben comprendere, non è un ministero facile. Come pure sarebbe importante poter organizzare una giornata di incontro per la formazione dei presbiteri della nostra diocesi su questo tema. Infatti sono molti i sacerdoti che mandano persone dagli esorcisti, ma spesso non è stato compiuto un adeguato discernimento previo».
Quali attenzioni adotta nel compiere gli esorcismi?
«Anzitutto evito di trovarmi da solo con il fedele tormentato, di cui ho avuto il previo consenso per compiere l’esorcismo, ma invito sempre qualche suo familiare, per evidenti motivi di opportunità e per il pericolo di gesti scomposti che potrebbero avvenire. Inoltre una volta al mese mi ritrovo in Sant’Elena per una preghiera di invocazione e di liberazione (non con la formula imperativa) che ha lo scopo di aiutare persone non chiaramente possedute ma che manifestano qualche negatività o tormento interiore, in modo che anche la preghiera di esorcismo diventi un gesto ecclesiale».
Quanti casi certi di possessione diabolica ha potuto riscontrare sinora?
«Quattro di cui però solo due si sono per il momento risolti grazie all’esorcismo, mentre con gli altri continuo. Infatti non è detto che una persona, una volta liberata dalla possessione demoniaca, non ne sia più soggetta. Il demonio può ritornare in forme anche peggiori»
Come ha accolto l’incarico quando il vescovo glielo ha conferito due anni fa?
«Sono rimasto sorpreso perché non me l’aspettavo, avevo qualche dubbio. All’inizio confesso di aver avuto qualche apprensione, un po’ paura. Oggi però provo gioia ad esercitare questo ministero di ascolto, di consolazione e di liberazione. Da parte dell’esorcista occorre sempre grande prudenza e una particolare attenzione a non creare un rapporto di dipendenza con la persona che si affida alla sua cura. Inoltre dobbiamo ricordare che l’esorcista non è un libero professionista, un tecnico ma un pastore il quale dice la buona notizia di Gesù esorcista e della sua presenza. L’importante sarebbe poter giungere, mediante un direttorio, a definire una gestualità comune nel compiere gli esorcismi, evitando così il pericolo di eccessi che pure potrebbero essere frutto di particolari carismi».
Come affrontare questa tematica con la gente, soprattutto con i più giovani, spinti da curiosità verso l’occulto?
«Bisogna evitare gli opposti, ovvero di parlarne troppo o di non parlarne per niente. Non dobbiamo affrontare queste tematiche per suscitare paura, ma per suscitare fiducia in Cristo presente nella sua Chiesa che ha vinto e vince il male. Il voler terrorizzare le persone è la strada pedagogicamente più sbagliata».