LA NECESSITA’ DEL RITORNO ALLE FONTI!
E’ proprio degli uomini grandi rendere facili anche le cose difficili. Per questo B.P. è grande. Il suo libro fondamentale Scoutismo per ragazzi meraviglia per la sua scorrevolezza, per la forma episodica, elementare. Alcuni restano disorientati: eppure egli offre la più viva e ricca pedagogia dei nostri tempi. Alla seconda lettura del libro ci si accorge che ogni periodo è affermazione di principi ed indicazione precisa di un Metodo. Soprattutto si scopre che lo Scoutismo non è che un racconto attraente di una vita vissuta e realizzabile da ognuno: senza appesantimento di lunghe teorie né complicazioni di sovrastrutture. La tesi è semplice: se vuoi renderti utile agli altri devi farti Scout e per divenire Scout devi agire così: una Legge, delle abilità, una libera Vita all’aria aperta.
Se gli éclaieur de France hanno modificato la Legge Scout, ci sono Associazioni che si proclamano agnostiche in fatto di religione, togliendo nella formazione del giovane un fattore che B.P. in più occasioni e con chiarezza ha affermato indispensabile. Solo ci meraviglia come il Bureau di Londra, così sensibile per altri argomenti abbia ammesso e perseveri a riconoscere organizzazioni di tale fatto. Più interessa invece la lenta trasformazione che si va compiendo in alcuni ambienti, dello scoutismo di BP. I promotori partono da due presupposti teorici: 1) è necessario aggiornare lo Scoutismo, come lo vediamo noi. Il focolare di questa riforma è la Francia. E l’influsso esercitato è di vasto raggio: sia per una tradizionale preminenza intellettuale di questa nazione, sia per la larga diffusione della lingua. Dalle pagine di questa rivista si è parlato sull’argomento e l’autore concludeva non nascondendo la sua preoccupazione di un deviazionismo che va manifestandosi negli Scouts de France. Più volte chiudendo un numero della Route pur non nascondendo la nostra ammirazione per tanta maturità e profondità di pensiero ci domandiamo che cosa rimane delle strutture fondamentali dello Scoutismo: non basta rispondere lo “spirito” poiché di esso solo non vive un Movimento. Ma stiamo in casa nostra. Ad un Campo Scuola fu chiesto agli allievi se avevano letto Scoutismo per Ragazzi e la quasi totalità rispose “Si, una volta!” Il libro è perciò considerato come un testo di cultura generale da tenere tra i tanti nel proprio bagagliaio per sonale, e non come il libro per la normale Attività del proprio Riparto. Primo grave difetto è l’ignoranza dei testi fondamentali dello Scoutismo. I Capi cercano libri di giochi, schemi di Adunata, manuali per nodi ecc. Quello che BP ha più volte distinto lo Scout Master dallo School Master si sta ora identificando e si vorrebbe che fra noi ci fosse come fra gli insegnanti elementari una rivista tipo Scuola italiana moderna con i temi già formulati e problemi già impostati e risolti. E’ necessario invece scoprire in profondità lo Scoutismo dalle opere di chi lo ha concepito, con uno studio personale, metodico, progressivo. Nello Scoutismo per Ragazzi c’è quanto occorre a un Capo per far funzionare meravigliosamente la propria Unità: c’è soprattutto indicato uno Stile ed una mentalità di cui deve essere impegnato il Riparto per dirsi o rimanere Scout. Perché nei Commissariati non si tengono per una più lunga conoscenza del Metodo originale quelle pattuglie di studio che BP indica utilissime nel suo Libro per Capi? Un secondo pericolo è una eccessiva presunzione dei Capi: per loro BP resta il fondamento, ma l’edificio è di loro invenzione: essi possono e sanno andare molto più oltre (!) Ed ognuno foggia un “suo” Scoutismo più o meno riuscito, più o meno vicino a quello del Fondatore. Gli effetti sono evidenti: ad ogni cambiamento di Capo Riparto, l’Unità subisce radicali trasformazioni, per nuove direttive ed impostazioni. C’è poi in molti una visione episodica della funzione Scout. BP vuole che la Tecnica venga presentata al ragazzo con fasi successive: Tecnica adatta ad un tipo di intelligenza media. A fianco e a completamento le Specialità, come libero orientamento del giovane a determinate abilità. Quello che a BP importa non è il volume del materiale, ma la precisione coscienziosa della propria preparazione. Fare poche cose, ma bene. A parte la non del tutto felice compilazione dei manuali di Classe dell’ASCI, lontani dal modo di pensare del ragazzo, in ben poche Unità abbiamo visto Capi che attraverso i Csq. Curino una effettiva e di prova: al ragazzo interessa una firma sul libretto, con un meccanismo scolastico. Non c’è il desiderio delle Specialità: ma per destare nei giovani l’interesse occorre che i Capi per primi siano compresi del Valore di esse. Ma chi si preoccupa di trovare i relativi istruttori? Talora si distribuiscono “patacche” con impressionante e non leale faciloneria. E mentre manca questo substrato di piccole e semplici cose, collegate nella visione unitaria di un fine: formare l’uomo che in ogni circostanza sappia essere utile a sé e agli altri si va lanciando le grandi campagne annuali a base di Imprese e di conquiste con relativi bolli da applicare sui semplici e simpatici Guidoni di Sq. Da ciò la convinzione fra Capi e ragazzi che il grandioso vale, dimenticando l’apporto insostituibile delle cose semplici e fondamentali e il Valore di un ancorarsi ad elementi base attraverso una formazione continua ed insistente. Un’altra cosa: noi parliamo spesso di vita all’aperto e di Natura. Non come dilettantistica contemplazione o semplice sentimentalismo, ma come penetrazione attenta, metodica di questa realtà che ci circonda. Soprattutto questo manca alle nostre unità. Il nostro ragazzo è distratto: perché nessuno lo educa all’osservazione. Quanti fanno la veglia agli uccelli, quando si va alla ricerca di erbe medicinali, quanti fanno Uscite a carattere pedagogico? Se lavoriamo per la vita, con tale sensibilità che resta oltre il Movimento, l’antico Scout si distinguerà dal comune VP poiché il primo anche se villeggiante con la propria saprà leggere ad ogni passo per sé e per i suoi ragazzi il grande libro del piccolo mondo creato, chiuso al più degli uomini che vanno oltre indifferenti. Del resto lo Scout è tutto qui: uno che sa vedere dove e quello che agli altri sfugge. Uno Scoutismo nel quale il mondo della Natura non è centro di una ricerca seria, di un accostamento vivo e continuo non è più Scoutismo: esso si va allineando al vasto pullulare di movimenti “camping” o turistici sotto tenda. E’ urgente questo ritorno allo Scoutismo originale di BP: nello spirito e nelle forme. Soprattutto per i Rovers, ai quali le reiterate asserzioni di problemi sociali, di visioni nel mondo del lavoro, di testimonianze integraliste, possono far dimenticare che il motivo nostro, esclusivamente e fondamentalmente nostro, è quello dell’uomo che vive sotto la tenda per meglio “sentire” e respirare l’aria del bosco. Il resto verrà dopo e sarà tanto più efficace quanto più potrà estrinsecarsi da spiriti avvezzi ad un tipo di vita vissuta nell’apertura di grandi idealità. Ho incontrato nella mia vita molti Scout e molti Capi: di molti conservo devota ammirazione: ma di pochi posso dire di aver scoperto uno Stile ed un profilo completamente Scout: non basta tanto essere buoni od onesti e buoni cristiani e primi cittadini, c’è qualcosa di più che nasce da indefinibili elementi: qualcosa di semplice: ma che fa il profilo Scout. Se un uomo sa distinguere il canto di un uccello e ferma il passo per non schiacciare una farfalla posata su un fiore, o raccatta un pezzetto di carta che un altro ha lasciato cadere, se sa accendere un fuoco sotto il diluviare della pioggia, o prepararsi un rifugio per una notte all’addiaccio, se sa vedere mani protese per un tozzo di pane, o chinarsi su cuori in attesa di una parola d’amore, quello è uno Scout.