PREMESSA C’era una volta, no così non va, questa che stiamo per raccontarvi non è una favola, anche se potrebbe esserla. Questa è la storia, forse frammentaria e molto succinta, dei Foulard Bianchi e, come tutte le storie che si rispettino, sarà suddivisa in, seppur brevi, quattro o cinque capitoli, così come pubblicata nei pochi numeri del nostro bollettino. A cosa serve fare la storia del Clan? Serve ad avere memoria delle origini, dei fratelli che ci hanno preceduto, del tramandarsi delle tradizioni, a rinsaldare i vincoli che uniscono i più anziani del Clan con i più giovani, a riscoprire i comuni ideali di Servizio che, a partire da Jean Astruc, sono rimasti immutati nel tempo e che hanno fatto dei Foulard Bianchi una proposta ed una testimonianza per la Branca R/S e per gli Adulti Scout. Servizio non al mondo del Sofferenza, ma nel mondo di chi soffre, dove non esistono sani e malati ma solo fratelli in Cristo, che percorrono la stessa Strada, aiutandosi a vicenda, sotto il vigile sguardo della Vergine. A narrare questa breve storia sarà uno che, ahilui, per la non verde età, ha vissuto il periodo italiano dall’inizio e, come ogni narratore che si rispetti, adotterà uno stile, scrupolosamente personale anche quando dovrà citare se stesso. Leggendo cercate di immaginare gli esordi, di ricordare le persone che avete conosciuto, di fare tesoro della loro esperienza e del loro entusiasmo. I FOULARD BLÀNCS Nel 1922 Jean Astruc, uno dei capi carismatici dello scoutismo francese, notò che innumerevoli capi e Scout si recavano a Lourdes per dare il loro servizio a chi si recava in Pellegrinaggio alla Grotta di Massabielle, rivolgendo le loro cure, principalmente, agli ammalati. Notò, anche, che questi Scout ritornavano con assiduità a Lourdes. Intuì tutto il valore educativo al Servizio ed alla Fede che Lourdes poteva recare allo Scoutismo francese. Fondò, nel frattempo il Riparto Lourdes I°, allora non esistevano lupetti e Rover. Per meglio coordinare il lavoro di questi Scout che andavano a Lourdes e dare loro un comune denominatore nel cammino di Fede, per valorizzare il loro servizio e farlo testimoniare, per significare la loro devozione a Maria, per dare loro la competenza in questo servizio molto specifico e delicato, ideò, nel 1928 la Comunità dei Foulard Bianchi chiamata, successivamente “CLAN DES HOSPITALIERS NOTRE DAME DE LOURDES” Si creò, quindi, un ideale gruppo « Lourdes 1° » che raccogliesse tutti gli Scout che si impegnavano in questo servizio, dando loro, come segno distintivo, il fazzoletto bianco, colore della Vergine, ed a chi sceglieva di impegnarsi in modo permanente collegandolo agli scopi della “Hospitalitè Notre Dame” il trigramma da applicare sul fazzoletto e sulla tasca destra del camiciotto. Era nato, così, il Clan Foulard Bianchi con Novizi e Titolari. Questo non fu un fuoco fatuo ma un robusto falò destinata ad illuminare la strada dello Scoutismo francese. Fu un fuoco tanto forte che gli Scout de France crearono un settore F.B., con un Commissario Centrale, quale responsabile nazionale F.B., naturalmente scelto a i Titolari F.B.. Il Clan Notre Dame fu così compatto e perseverante da superare tutte le difficoltà anche quelle così terribili del secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra, negli anni ‘50, l’idea fu conosciuta dagli Scout degli altri Paesi che cominciavano a ritornare a Lourdes. Jeau Astruc sarebbe ritornato alla Casa del Padre nel 1961, ma il seme da lui gettato aveva dato un albero dai rami robusti che sarebbero diventati le Comunità nazionali olandese, lussemburghese ed italiana più alcune presenze tedesche, irlandesi e spagnole. Gli anni ‘50 furono, per lo scoutismo europeo, anni di apertura, di conoscenza, di coinvolgimento, il Roverismo belga e francese furono i termini di paragone a cui si ispirarono le branche Rover dei Paesi vicini compreso il rinato scoutismo italiano. Capo della Comunità francese era Xavier de Montecler che sarebbe diventato il primo responsabile della Comunità Internazionale dei Foulard Bianchi. Nel 1958, Luciano Ferraris, il vulcanico e mitico Capo del Torino XXIV sente, spesso, a Lourdes in servizio con i suoi Rover recepì appieno l’idea del Servizio e dei suoi ideali e diede inizio, prima a Torino a formare un gruppo di F.B. che sarebbe, poi, diventato il primo nucleo della Comunità. LE ORIGINI DEL CLÀN ITALIANO F.B. Nel 1958 Luciano Ferrarsi, il mitico Capo del Torino XXIV, che lanciava imprese eccezionali non solo per quel tempo, come raid in bicicletta in Olanda od in Marocco, la corale che incideva dischi per la ECO, e tante altre imprese che ideava a getto continuo, si trovava a Lourdes come barelliere della UNITALSI con il treno del Piemonte, unitamente al suo Clan. Conobbe Xavier de Montecler e seppe cosa fossero i Foulard Bianchi, prese visione della Carta di Clan e comprese, subito, la validità educativa del Servizio e la carica di Spiritualità che esprimeva, nonché il superamento del concetto che fosse solo un affare dello Scoutismo Francese o di questa o quella Associazione. Luciano si convinse, trovandosi subito in sintonia con Xavier de Montecler, che l’ideale del Foulard Bianchi fosse patrimonio di tutto lo scoutismo cattolico, indipendentemente dalla nazionalità. Tornato a Torino rilanciò l’idea tra i Rover che abitualmente erano con lui a Lourdes e formò la Sezione Italiana del Clan Notre Dame, la Carta di CLan ed il regolamento erano uguali a quello Francese. Nel 1953 Renato Ferraro e Geppino Gioia avevano iniziato a fare servizio con l’UNITALSI a Loreto in uniforme scout. Il primo nucleo fu quindi tutto del Torino XXIV: Luciano Ferraris, Carlo Dacomo, Franco La Ferla, Mario dal Canton, Riccardo Varvelli ed altri con don Stefano Dusan furono i primi F.B.. Qualche mese dopo Luciano incontrò, a Lourdes, Giuseppe Gioia detto Geppino che era stato il primo dei Campani ad iniziare il servizio a Lourdes con l’UNITALSI, dal 1957, sempre e comunque in uniforme scout. Geppino venne così a conoscenza dell’esistenza dei Foulard Bianchi e quale fosse il loro scopo e, nel contempo, seppe ciò che stava facendo Luciano. Ritornato a Napoli, Geppino ne parlò agli altri del proprio Gruppo e prese contatti con Luciano Ferraris che gli confessò la propria impossibilità ad operare oltre Roma. Quindi per tutta l’Italia Meridionale la responsabilità di propagandare l’idea del Foulard Bianchi sarebbe dovuta essere di Geppino Gioia (ndr. attuale Responsabile Nazionale del Clan F.B. dell’A.S.C.I.). il quale, con spirito di servizio, assunse l’impegno. Nacquero così Foulard Bianchi in tutta Italia. Tra la fine del 1958 ed il 1959 sorsero i primi fazzoletti Bianchi a Genova con Marcello Dentello, Giancarlo ed Ida Arecco; a Milano con Giuliano Uccelli, a Bassano del Grappa con Beppe Palaro, a Roma con i fratelli Imbrigli ed a Napoli con Lello Rescigno, Lello Di Mauro, Paolo Gioia (fratello di Geppino) e Renato Penato che anche furono i primi proseliti di Geppino. Si era così costituita la sezione Italiana del Clan Foulard Bianchi con responsabile Nazionale Luciano Ferraris ed Assistente Don Stefano Dusan. Presi gli opportuni accordi con Xavier de Montecler e l’Abbé Jouandet responsabili della comunità francese, nasceva il Clan Internazionale F.B. che avrebbe accolto, tutti quei Capi e Rover che sceglievano di servire, in modo permanente, il mondo della sofferenza nello spirito della Hospitalité Notre Dame de Lourdes. Questa idea fu pienamente accettata dal Presidente dell’Hospitalité il Conte de La Poeza e dagli Scout de France che decisero di tesserare gli F.B. Italiani come Scout de France. La tessera era convalidata dalla firma del responsabile Internazionale e dal Presidente dell’Hospitalité. Gli Scout de France riconobbero il Clan Internazionale F.B. nominando Xavier de Montecler Commissario Centrale per gli F.B., similmente, in seguito, l’ASCI avrebbe nominato Luciano Ferraris vice Commissario Centrale ai Foulard Bianchi. Per un anno o poco più non vi furono F.B. che non fossero in gruppi ben delimitati e non oltre Napoli, data la lontananza da Lourdes, ed i mezzi di trasporto molto più lenti di quelli attuali, basti pensare che molti tratti della linea ferroviaria erano ancora a carbone. Non erano certamente tempi ricchi, le possibilità finanziarie erano ridotte all’osso; Napoli era molto lontana da Lourdes e il viaggio di sola andata superava, in treno, abbondantemente le 35 ore, esclusi ritardi che quasi certamente si verificavano. Era possibile andare a Lourdes solo grazie alla generosità dell’UNITALSI che riduceva, per i barellieri, le quote oltremisura ma che, tuttavia, rimanevano ancora molto onerose per i giovani del tempo. Basti pensare che nel 1957 la quota barellieri era di circa 40.000 (quarantamila) delle vecchie lire italiane di quei tempi. IL FUOCO NOTRE DAME E PELLEGRINAGGIO A ROMA Nel 1964 il Clan dei Foulard Bianchi aveva preso il suo cammino in modo sicuro, numericamente non consistente, anche perché il Clan ha sempre privilegiato la serietà e la qualità dell’impegno rispetto alla quantità dei partecipanti. Vi era un grosso problema, stante la netta divisione, tra A.G.I. ed A.S.C.I., le scolte F.B. vivevano quasi in clandestinità. Fu fondato il Fuoco Notre Dame con a Capo Mimma Dompè, Clan e Fuoco a Lourdes vivevano la stessa esperienza, portavano lo stesso fazzoletto, insomma all’atto pratico era una sola Comunità che viveva la stessa attività. Nel 1965 la Comunità Internazionale lanciò un Pellegrinaggio Internazionale dei Foulard Bianchi a Roma ed Assisi per la Pasqua del 1966. L’A.S.C.I. fu presente, ufficialmente, con il Presidente Salvatore Salvatori che recò il saluto dello Scautismo italiano agli oltre 200 partecipanti. Mons. Ettore Cunial fu presente a quasi tutto il Pellegrinaggio. L’A.S.C.I. da quel momento riconobbe i Foulard Bianchi. Fu l’unica volta, nel giorno di Pasqua, che le Promesse dei Titolari si pronunciarono lontano da Lourdes e fra quelli che divennero, in quella occasione, Titolari vi era Giancarlo Chioini (ndr. attuale Responsabile Regionale Marche per gli F.B. ed Incaricato Nazionale alla Radio Scout dell’A.S.C.I.). Con il 1968 le densi nubi che sconvolsero il mondo giovanile, e non solo quello, ebbero ripercussioni anche sulla vita della Comunità, che, più tardi (1974), con la fusione A.G.I-A.S.C.I., sarebbe diventata una sola cosa. Non più Clan e Fuoco ma Comunità Italiana Foulard Bianchi. Nel 1973, dopo 15 anni, il Piemonte lasciava la guida della Comunità, diveniva Responsabile Nazionale Marco Gariglio della Comunità ligure. Anche in Francia gli Scout de France andarono in crisi, nascevano i Pionniers le cosiddette camicie rosse. Nel registro degli Scout, custodito in Lourdes, tra il 1974 ed il 1975, vi si trovava la presenza di solo 5 F.B. italiani. A Giugno del 1975, in una poco partecipata Assemblea, infatti intervennero appena una dozzina di Titolari, la Campania prese l’impegno di ridare linfa ed entusiasmo alla Comunità. Il servizio F.B. era qualcosa che lo scoutismo cattolico non poteva perdere. La Campania cedette la propria Equipe regionale e Renato Ferraro, Ciro Sarno e Geppino Gioia con l’Assistente Don Nando Durelli divennero la Pattuglia Nazionale cooptando Giancarlo Chioini per il servizio a Loreto. Renato Ferraro con tutta la sua carica di spiritualità ed entusiasmo divenne il Responsabile Nazionale. Per prima cosa si ricostruì l’archivio e si prese contatto con tutti gli F.B., fu un lavoro certosino, ma pochi furono quelli che non dettero risposta e solo perché non rintracciabili. Diversi avevano lasciato l’Associazione, altri come Giovanni (Gianni) Santucci erano passati agli Scout d’Europa, ma tutti, una volta raggiunti, diedero la loro risposta. Contemporaneamente bisognava ricostruire il legame con l’AGESCI che non era ancora ben saldo. L’Associazione diede mandato alla Branca R/S di entrare in contatto con la Comunità F.B.. La buona volontà di tutti e lo spirito fraterno che li animava diede buoni frutti, tra la Pattuglia Nazionale e P. Giacomo Grasso per l’AGESCI, fu subito trovato il punto di accordo e si instaurò un regolare rapporto tra la Comunità e l’AGESCI La Comunità formata da Scout regolarmente censiti nell’AGESCI e nel MASCI fu pienamente inserita, da allora, nelle Associazioni mantenendo la propria autogestione. Con il MASCI non vi era stato nessun problema, il Segretario Nazionale Michele Giaculli era Titolare della Comunità campana ed era stato cooptato nella Pattuglia Nazionale. Per meglio cementare la Comunità, la Pattuglia Nazionale lanciò l’idea di un Pellegrinaggio F.B. a Loreto che, da allora, si è ripetuto con cadenza biennale sino a pochi anni orsono. Nel 1975 la Pattuglia Nazionale propose che per il successivo anno 1976, ricorrendo il Cinquantenario dei Foulard Bianchi, si celebrasse un Campo Nazionale di Servizio a Lourdes per ricordare l’avvenimento. La proposta venne accolta da tutte le regioni con entusiasmo e con simpatia e collaborazione dall’Hospitalité. Fu un lavoro organizzativo non indifferente, che occupò tutto il periodo compreso tra il Settembre 1975 sino alla fine di Luglio 1976, pochi giorni prima dell’inizio del Campo. Tema del campo era la scoperta della Comunità e del Servizio. Purtroppo, per gravi ragioni familiari Renato Ferraro non poté partecipare alla fase finale della preparazione dell’attività ed al Campo. L’impegno di Capo-Campo fu assunto da Geppino Gioia e, con lui, l’Assistente Frà Nando; mentre per la parte logistica e segretariale collaborarono Franco Gallo ed Aldo Vettosi. Il Campo ebbe un’ottima riuscita sia per contenuti che per partecipazione. Erano rappresentate molte regioni, i gruppi più numerosi furono quelli della Liguria, del Piemonte, della Toscana, dell’Emilia e della Campania. Il tempo fu scandito dal Servizio, dalla preghiera e dalle sessioni di approfondimento dei temi proposti. D’altro canto sarebbe stato impensabile un campo di F.B., a Lourdes, senza il Servizio. La Cerimonia della consegna dei fazzoletti ai novizi e del rinnovo della Promessa, con la consegna dei trigramma [NDL] e della firma della Carta, per i nuovi Titolari, fu uno dei momenti più forti del Campo con la Santa Messa celebrata da un vecchio a della Comunità Campana, Mons. Vacchiano, Vescovo di Pompei, la Cappella St. Joseph era gremita di Scout e di Hospitaliérs compreso il Presidente e tutti i Consiglieri presenti a Lourdes. Questa attività ebbe un grande risalto nell’UNITALSI e molti bollettini pubblicarono note ed articoli sul campo, persino alcune presidenze locali scrissero per dare il loro saluto. La Liguria pubblicò per intero l’intervento di apertura del campo fatto da Geppino sul tema “Essere Comunità”. I frutti si videro ben presto, alcune Comunità Regionali crebbero in modo consistente, come l’Emilia animata da quel grande “vecchio” entusiasta di Enrico Dalmastri, altre ebbero una grossa spinta a rinsaldare i loro propositi di Servizio. La Comunità era di nuovo forte per poter testimoniare la propria scelta di fede e servizio e per proporre, con maggior forza, questa esperienza, in modo particolare, alla Branca R/S. Una testimonianza portata anche nell’Hospitalité perché, da allora, il numero dei Foulard Bianchi entrati come Confratelli (Ausiliari e Titolari) è cresciuto sino ad arrivare agli oltre 60 di oggi. Geppino Gioia fu il primo confratello che l’Hospitalité, nell’elenco degli ammessi, fu elencato come Scout d’Italie. La Campania dopo due mandati passò il testimone alla Toscana con Romano Mendola, poi sarebbe stata la volta del Lazio, con Federico Baiocco, seguito dal Veneto con Felice Cortina che avrebbe dato ancora un serio entusiasmo e grande spiritualità alla Comunità. Nel 1990 si ebbe, per varie ragioni, ancora un momento di stasi della Comunità. Nell’Assemblea di Paestum del 1991 la responsabilità della Comunità ritornò alla Campania con Geppino Gioia, nel 1994 ritornò, per breve tempo, al Veneto con Felice Cortina. Nel 1996 toccò alla Puglia con Salvatore Sibilia e nel 1999 fu introdotta la diarchia e sino ad oggi pur, cambiando più volte i nominativi, la responsabilità è affidata alla Liguria. Alla fine del 1994, il Regolamento fu modificato da un gruppo di regioni che vedevano la Comunità F.B. come una entità prettamente associativa, con l’intento di legare sempre più la Comunità all’AGESCI. Infatti si stabilì che potessero far parte della Comunità F.B. esclusivamente tutti i Rover e le Scolte censiti in AGESCI e nel MASCI. A questa concezione non aderirono molti vecchi Titolari che vedevano così sminuito il valore del Foulard Bianco come segno di disponibilità incondizionata al Servizio nel mondo della Sofferenza esercitato da tutti i Rover e le Scolte, purché in servizio attivo, scevro da un preciso consesso associativo di riferimento. Il Foulard Bianco è la scelta di Fede e di Servizio. E’ un impegno personale che si prende ai piedi della Vergine pronunziando la Promessa F.B.. Pertanto l’essere Foulard Bianco deve essere legato solo alla scelta di Servizio discendente dalla Fede, una scelta personale e, pertanto, senza guardare al colore della camicia che si indossa, un comune impegno preso con la Promessa F.B. che ti fa Foulard Bianco per tutta la vita. Il Foulard Bianco è patrimonio di tutto lo Scoutismo Cattolico in generale senza distinzione di sigle. Sono i Foulard Bianchi che formano la Comunità e non viceversa. Per varie ragioni che, sul piano della fraternità scout sono incomprensibili, esistono più Comunità F.B. in Francia, Olanda, Spagna ed ora anche in Italia. Altre sono completamente autonome come il Lussemburgo. L’auspicio è che i Foulard Bianchi divengano una sola Comunità interassociativa per tutti quelli che si riconoscono nella Promessa F.B. e che possano servire, insieme, e con fraternità i nostri fratelli che soffrono pur conservando le specificità delle loro Associazioni di appartenenza. Questa è la storia e la cronaca che, senza fronzoli e toni celebrativi, che, d’altronde, non sarebbero giustificati, vuole ricordare a noi tutti che 77 anni di Comunità F.B. sono una esperienza che arricchisce la vita di tutto lo Scoutismo, e sottolineo il “tutto”. Con queste note s’intende ricordare anche i nomi ed i volti di fratelli e sorelle a noi cari che ci hanno preceduto alla Casa del Padre. Si vogliono ricordare i tanti giorni trascorsi a Lourdes, Loreto, in Assemblee ed in tante altre occasioni, ma, soprattutto, si è voluto ricordare, se lo avessimo per un attimo dimenticato, la Strada percorsa e quella che dovremo percorrere, sotto lo sguardo vigile di Nostra Signora di Lourdes, per essere sempre più vicini, con semplicità ed umiltà, ai fratelli che soffrono ed al Cristo che incontriamo nel loro volto. LORETO Loreto è una delle tappe fondamentali della vita dei Foulard Bianchi italiani. L’UNITALSI ha sempre effettuato Pellegrinaggi di Ammalati al Santuario di Loreto. Renato Ferraro e Geppino Gioia sin dal 1953 partecipavano, sempre con l’UNITALSI, a questi pellegrinaggi insieme a tanti altri Rover, Scolte e Capi di altre regioni, non molti in verità. Con il crearsi dei Foulard Bianchi Italiani furono sempre più i Rover, le Scolte ed i Capi che prendevano parte ai Pellegrinaggi Unitalsiani. Nel 1977 il pellegrinaggio a Loreto dell’UNITALSI sezione Campana era composto da personale formato in gran numero da Scout; a partire dal Presidente della Sezione Renato Paternò di Montecupo, Foulard Bianco del MASCI; Geppino Gioia Capo Barelliere; Renato Ferraro Direttore del treno, In una sera di del 1977, nella Piazza dei Santuario, durante uno dei tanti Pellegrinaggi, sotto il Portico che è lungo la piazza erano raccolti in conversazione Renato Paternò, Renato Ferraro, Giancarlo Chioini, Ciro Sarno, Paolo e Geppino Gioia. All’improvviso facendo varie considerazioni e vedendo quanti Scout fossero presenti, sorse nei loro discorsi l’idea di un pellegrinaggio organizzato dai Foulard Bianchi, condotto cioè con la metodologia scout, dove gli ammalati e i pellegrini non costituissero solamente una “significativa” presenza nelle varie cerimonie programmate per il pellegrinaggio. Si trattava, dunque, nella loro idea di organizzare un pellegrinaggio la cui di una vita fosse vissuta e condivisa da personale, pellegrini e malati. Si disse che gli ammalati non erano l’oggetto ma il soggetto principale dell’incontro con la Vergine. Fu discusso attorno all’idea in lungo e in largo con la fantasia tipica dei napoletani; fu immaginato, addirittura, anche come dovessero essere i vari momenti del pellegrinaggio. Non più ammalati, pellegrini e personale, ma tutti pellegrini alla Casa della Mamma. Non più la distinzione tra sani ed ammalati ma solo persone, con diverse capacità, ma che tutti insieme si recavano ai piedi di Maria Santissima. Il discorso non finì lì e l’idea rimase nella mente di tutti. Tornati a casa tutti si adoperarono per approfondire l’idea e si decise di realizzare quanto si era fantasticato. Giancarlo si mise subito all’opera per avere dalle suore della Santa Casa, quote, posti letto e periodo. La Campania, quale Pattuglia Nazionale F.B., lanciò l’idea nell’incontro dei Responsabili Regionali e la cosa fu accettata da quasi tulle le regioni. Veniva così lanciato il primo Pellegrinaggio Nazionale F.B. Come periodo fu scelto quello coincidente con la chiusura dei Pellegrinaggi Unitalsiani e di altre organizzazioni, cioè la fine di ottobre 1978. Inoltre, si pensò ai molti Scout che, pur volendo fare Servizio nel Mondo della Sofferenza, non avevano la possibilità materiale ed economica per recarsi a Lourdes. Loreto sarebbe divenuta così, in piccolo, la Lourdes Italiana. In primis fu stabilito che ammalati, pellegrini e Scout facessero la stessa vita a partire dall’alloggio e dal vitto in comune. Tutti a dormire nello stesso luogo. tutti a colazione, pranzo e cena insieme. Ciò creava una vera unione e non divideva i sani dagli ammalati. Per ogni Pellegrinaggio un tema da trattare in cerchi in cui fossero presenti insieme Scout, pellegrini ed ammalati dove ognuno portasse le proprie idee e le proprie esperienze. Insomma una rivoluzione nel modo di fare i Pellegrinaggi Ammalati. Le cerimonie rimanevano quelle abituali dei pellegrinaggi a Loreto: Passaggio in Santa Casa, Processione serale, Processione Eucaristica in Piazza. Al primo Pellegrinaggio parteciparono molte Regioni. Le più numerose furono la Campania, la Liguria, la Toscana e le Marche, altre non partecipa rono come Veneto, Lazio e Piemonte. Da altre regioni vi furono partecipazioni a titolo personale come nel caso di Luciano Bigi che venne dall’Abruzzo. Fu stabilito che il Pellegrinaggio F.B. a Loreto si sarebbe tenuto con cadenza biennale. La tradizione è stata mantenuta sino a 1992. Dopo, purtroppo, la Comunità interruppe questo importante momento comunitario. La tradizione è stata ripresa nel 2003 dal “Clan des Hospitaliers Notre Dame de Lourdes” della rinata ASCI che ha già programmato il Pellegrinaggio del 2005. E’ questa una tradizione che va mantenuta, quale momento forte comunitario, perché è testimonianza della Fede e del Servizio che sempre devono accompagnare la vita dei Foulard Bianchi. L’OPERA NAZIONALE PELLEGRINAGGI “FOULARD BIANCHI” Nel settembre del 1992 la Pattuglia Nazionale F.B. era presente, quasi al completo, al Pellegrinaggio Nazionale UNITALSI a Lourdes. La presenza della Pattuglia a Lourdes, durante il Pellegrinaggio Nazionale Unitalsi era stata una iniziativa della Campania per potere seguire ed incontrare i tanti Scout ed F.B. presenti nei treni provenienti dalle varie regioni d’Italia. La Pattuglia Nazionale F.B. che allora faceva riferimento all’AGESCI, per poter effettuare questo servizio, si recò a Lourdes autonomamente ed a proprie spese. Nella sua permanenza a Lourdes incontrò la Presidenza Unitalsi per definire e chiarire eventuali problematiche nei rapporti con gli F.B. e cercare di stabilire nuove e più fruttuose collaborazioni. Inoltre la stessa Pattuglia Nazionale F.B. organizzò la cerimonia per la consegna dei Foulard e le Promesse F.B. e la partecipazione alla Processione Eucaristica di tutti gli F.B. presenti a Lourdes. Prima di partire per Lourdes la presidenza della Croce Rossa di Caserta aveva richiesto, per il tramite di Mario Librera, che oltre ad essere F.B. è anche un ufficiale del Corpo Militare CRI, di organizzare, con l’aiuto dei Foulard Bianchi, un pellegrinaggio ammalati a Lourdes. Mario ne parlò con Geppino Gioia e Don Peppe Diana. Arrivati a Lourdes nell’incontro con il Presidente dell’Hospitalité, Guilbaud, Mario, per dovere d’ufficio, parlò della cosa pur sapendo che solo le organizzazioni riconosciute dall’Hospitalité potevano avere posto negli ospedali del Santuario. E, infatti, la risposta fu proprio questa compreso il fatto che fino a tutto il 1993 tutti i periodi erano già coperti. E... purtroppo, almeno per i Foulard Bianchi, la condizione per poter essere riconosciuti come organizzazione di pellegrinaggi bisognava aver organizzato ed effettuato almeno un pellegrinaggio. Insomma si trattava d una procedura che era una specie di serpente che si morde la coda. Uscendo, quindi, dall’incontro con il Presidente dell’Hospitalité i presenti e cioè: Geppino Gioia, Don Peppe Diana, Ciro Sarno, Teresa Paolella e Mario Librera si recarono a salutare le suore che amministrano gli ospedali. Geppino parlò alle suore dell’idea di poter organizzare un treno scout e, cogliendolo di sorpresa, una delle suore disse che la cosa sarebbe stata possibile perché alla fine del mese di Maggio 1993, vi erano disponibili circa cinquanta posti e, che se fossero stati seriamente intenzionati si poteva riservarli agli Scout purché, però, la cosa fosse rimasta molto riservata. Inoltre si chiedeva che la partecipazione fosse confermata entro una ventina di giorni e che poi si fosse proceduto a regolarizzare il tutto con la creazione di una organizzazione di pellegrinaggi e, quindi, con la successiva richiesta di adesione allo SPI. Geppino, dopo uno sguardo agli altri, accettò immediatamente ringraziando la Vergine per l’aiuto datogli. Al ritorno a casa la Pattuglia parti a spron battuto al fine di poter realizzare il progetto del pellegrinaggio. Occorreva ottemperare alla richiesta di creare una Opera di Pellegrinaggi, come richiesto dalle suore, per la quale è necessario un decreto vescovile. Di questa incombenza fu incaricato Ciro Sarno con l’aiuto di Felice Cortiana. La prima idea fu quella di creare un sezione di Pellegrinaggi in AGESCI, ma dopo una lunga riflessione da parte del Comitato Centrale fu suggerita l’opportunità di creare un’Opera Foulard Bianchi. Con l’impegno perseverante di Ciro Sarno e Felice Cortiana si ottenne il Decreto Vescovile da Mons. Bertelli Vescovo di Volterra ed Assistente F.B.. Il primo passo era fatto. I contatti e l’organizzazione con la Croce Rossa furono seguiti da Mario Librera e Geppino Gioia. Don Peppe iniziò a preparare la necessaria traccia per l’attività spirituale. Giancarlo Chioini si occupò dell’organizzazione nelle Marche coinvolgendo i Pionieri CRI della regione. Geppino mantenne i rapporti con le suore di Lourdes via telefono e fax. Il 27 Aprile 1993 presso il notaio Caprio di Caserta, si riunì un gruppo di persone, F.B. e non, perché si ritenne che l’Opera dovesse essere una cosa distinta dalla Comunità F.B., per costituire l’Opera con atto ufficiale. In qualità di F.B. e soci fondatori erano presenti: Don Peppe Diana, Mario Librera, Geppino Gioia, Ciro Sarno, Teresa Palella, Lello Di Mauro, Cesare Mungo e, per procura a Geppino, Schinaia e Sibilla della Puglia. Tra i non Scout o F.B. Vincenzo Librera, padre di Mario, che si era sempre occupato di servizio nel sociale come commendatore del Santo Sepolcro, come vecchio scout e membro attivo del MASCI casertano, inoltre vi erano tra i non scout: Stefania Gioia, figlia di Geppino, nonché le figlie di Lello Di Mauro: Loredana e Corinna Fu creata così ”l’OPERA PELLEGRINAGGI FOULARD BIANCHI” associazione privata senza scopo di lucro. L’Opera poneva come finalità: 1) Organizzazione di Pellegrinaggi a Lourdes ed ai Santuari Mariani italiani ed internazionali; 2) Un supporto tecnico per le sole associazioni esistenti al momento Agesci e Masci per programmare, realizzare e gestire una catechesi inerente i pellegrinaggi; 3) Preparare e formare Scout al Servizio Ammalati ed Handicappati; 4) Programmare e realizzare progetti educativi relativi al Mondo della Sofferenza; 5) Organizzare attività con lo stile e gli scopi dello Scoutismo. Si creava, così, con tutte le specifiche del caso l’Opera Pellegrinaggi. Il primo consiglio direttivo fu composto da: Mario Librera Direttore, Ciro Sarno e Cesare Mungo consiglieri,Don Peppe Diana Direttore Spirituale. Fu stabilito che il Responsabile Nazionale F.B. non potesse essere eletto nel Consiglio Direttivo proprio per potere tenere ben distinte le due cose: l’Opera e la Comunità. Il Responsabile Nazionale avrebbe assunto solo la veste di Presidente laico del treno. Tutte le spese dell’atto, compresa la registrazione, furono equamente divise tra i fondatori dell’Opera. Quando la cosa fu portata in riunione d Pattuglia Nazionale, non tutti approvarono la creazione dell’opera non comprendendo quale grande passo in avanti fosse stato fatto dai Foulard Bianchi Italiani e, tralasciando il fatto, che il decreto costitutivo fosse stato trasmesso, tempestivamente, al Capo Scout, affinché informasse il Comitato Centrale e l’Assistente Generale, al Masci ed a Lourdes e che fosse partita la richiesta di adesione allo SPI. Il lavoro dell’Opera andò avanti e la mattina del 23 Maggio 1993, da Napoli, partiva il primo treno per Lourdes tutto Scout. I partecipanti furono 358 di cui 54 ammalati, 106 tra personale di Croce Rossa e Pellegrini, 198 Scout e Foulard Bianchi. Erano rappresentate tutte le regioni italiane escluso Abruzzo, Piemonte, Umbria, Liguria e Veneto. Presidente Ecclesiastico fu S.E. Mons. Bertelli, Presidente laico Geppino Gioia, Responsabile Nazionale F.B., Direttore del treno Salvatore Pagliuca e Mario Librera, Capo Barelliere Ciro Sarno, Capo Dame Teresa Palella, Capi Medici Mario Laganà e Bruno Cimmino, Capo del Campo des Jeunes Enrico Dalmastri, Don Beppe Gambino coordinatore degli Assistenti con Don Peppe Diana, si manteneva così il principio che non fosse di una sola regione l’impegno ed il servizio. A giugno il Vescovo di Lourdes con suo decreto aggregava l’Opera alle Organizzazioni di Pellegrinaggi riconosciute a Lourdes. Vi furono momenti forti e memorabili quali la Processione totalmente diretta dagli Scout e la cerimonia Foulard Bianchi a St. Joseph divenuta, troppo piccola per contenere tutti. Il lungo e caloroso messaggio del Capo Scout Agostino Migone, inviato a Lourdes a Geppino a mezzo fax e le parole di ringraziamento, per quanto fatto, dal Presidente dell’Ordine del Santo Sepolcro e dal rappresentante del Masci. Iniziava, così, i pellegrinaggi dell’Opera che ancora continuano, annualmente, anche se con uno spirito diverso che tradisce, in parte, le idee dei fondatori, e della completa divisione tra Comunità ed Opera che doveva essere solo uno strumento tecnico per le attività dei Foulard Bianchi e di tutto lo Scoutismo italiano. |