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GIURAMENTO SCOUT

da | Gen 7, 2022

IL “GIURAMENTO” SCOUT: LA VECCHIA STORIA DELLE IDEE POCO CHIARE.

studio di Giunglasilente

Questo lungo pensiero potrebbe avere molti titoli, ma abbiamo scelto questo.

Non cominceremo dall’inizio, ma prenderemo spunto dalla fine di questa storia, un aneddoto vissuto da poco, spunto di questa riflessione.

L’altra mattina (narra Capovaccaio Burbero) incontro un signore, il quale mi fa: “scusa ma tu non sei uno scout?” – Alla mia risposta affermativa, questi continua: “Sai, mio figlio ieri ha fatto il giuramento!”

Soprappensiero, nel consumarmi un caffè, gli domandai: “Bene! Nell’esercito?Nei carabinieri? Dove?”

Il genitore, attonito, mi apostrofa così: “Ma che dici? Negli scouts, no? Nel gruppo di …… Ma come, sei scout da una vita e non sai che chi entra negli scouts fa’ il giuramento?”

Altrettanto attonito rispondo: “No, questa per me è la prima volta che sento una cosa del genere. Comunque: che ha giurato tuo figlio?”

Il genitore: “Beh, si c’ero anche io”

“Si, ma che ha giurato?” – Insisto…

Attimo di silenzio.

“ Ha giurato davanti ai capi ed è entrato. Tipo quella del militare o qualcosa del genere.”

La storia comincia da questo dialogo, del tutto casuale ed accidentale; ma questo spaccato di quotidianità la dice tutta ed è la cartina al tornasole di quanto sia conosciuto lo scoutismo nel suo intrinseco, anche dai genitori dei nostri scouts.

E’ da qui che iniziano i guai ed è da qui, dall’origine che c’è la risposta su come mai, nel corso dell’iter educativo scout, perdiamo moltissimi educandi.

Ci si è infatti sempre domandati nel Consiglio di Gruppo sul come mai si avvera questa scoraggianti statistica:

su 10 scouts, circa 3 non reggono la vita di riparto e se ne vanno;

altri 2 si perderanno lungo la strada del noviziato rover (se non 3).. troppo dura la strada, si stava così bene nel Riparto… Ora le cose cambiano e la Promessa si fa sentire ancor più pesante;

2, presa finalmente la partenza, non se la sentiranno di affiancare i Capi unità per formarsi le ossa ed aspirare a diventare educatori loro stessi… Quando poi sentiranno parlare di Campo Scuola, si daranno alla fuga;

Alla fine, 1, massimo due, si brevetteranno, fornendo linfa vitale al Consiglio di Gruppo e fungendo da valido supporto per il Gruppo: su 10, 1 – 2 saranno il frutto maturo che il Capi riusciranno a cogliere.
Non che per gli altri, magari, lo scoutismo non sarà servito a nulla: ma il Gruppo ha bisogno di Capi e questa diaspora, questo effluvio, è quanto mai preoccupante ed è sintomatico di come sia stato preso dai ragazzi ed inculcato dai Capi il senso della Promessa.

Come mai accade questo? Eppure il Metodo scout è uno strumento educativo potente ed è considerato uno dei migliori, se non il migliore, strumenti pedagogici esistenti, in cui tutto è previsto, nulla è lasciato a caso e in cui non c’è da reinventare né da ritoccare nulla: lo scoutismo nacque infatti per gli ultimi, per i ragazzi dei ghetti che si consumavano per strada, ma nel campo sperimentale di Brownsea, il Chief scoprì che era validissimo anche per i figli dei benestanti, che materialmente avevano tutto, ma che accusavano loro stessi dei sintomi di tristezza, di malessere adolescenziale. Perché i soldi non sono tutto.

Dalla Promessa tutto parte, sia per i ragazzi che per i genitori, che per i Capi.

Per i ragazzi perché, prima della Promessa, da piedi teneri, dovrebbero essere messi in condizioni di comprendere ciò per cui stanno per fare: una scelta di vita, uno stile di essere, un modo di credere e concepire le cose: non solo con i nodi, le costruzioni, il pronto soccorso e l’orientamento: deve essere fatta una vera e propria catechesi sul senso della promessa che non è da confondersi con il giuramento da militare: se si confonde la Promessa con il Giuramento, significa che c’è un errore di fondo di concezione, sia da parte del ragazzo che da parte dei suoi genitori… e forse anche da parte di qualche capo che non ha ben saputo chiarire il senso di questa cosa.

Il ragazzo va messo sul punto di scegliere, di decidere: “te la senti di dare atto e di tener fede “sul tuo onore” a quello che stai per promettere solennemente? Va chiarito al ragazzo che è da qui che si comincia a vedere, a discernere la persona di parola, quella di cui ci si può fidare perché quando ha detto una cosa la mantiene, costi quel che costi, quando si è nel giusto, da quella da cui non ci si aspetterà mai nulla di buono.

Per quanto riguarda il genitore, va chiarito che il suo ragazzo va aiutato in questa scelta, va incoraggiato una volta che la Promessa sia stata data, va spronato a mantenere la parola data. Anche perché, un po’ di quella Promessa entra anche nella quotidianità del genitore. Va chiarito, va fatto capire che lo scoutismo non è uno sport, non si porta il ragazzo al suo hobby preferito, né al parcheggio del fine settimana. No: lo Scoutismo va preso per quello che è: un efficace strumento metodologico, di supporto educativo alla famiglia, alle Istituzioni e alla società.

Il Capo, dal canto suo, deve fare di tutto per capire se quel ragazzo sia tagliato o meno a questo sistema di vita e deve far comprendere al ragazzo quale sia la sua strada: il Capo deve capire il ragazzo nell’intimo, comprendere se egli abbia veramente capito l’importanza, il peso delle parole che vengono recitate alla solenne Promessa.

Troppo spesso, durante le Promesse, si sente il ragazzo farfugliare mnemonicamente, come una macchina, la formula della Promessa. Tutto viene preso come una proforma, come un atto dovuto, come un giuramento, bello da vedere, che poi va a finire a tarallucci e vino. Poi si festeggia. Ma che si festeggia? A cosa si fa festa, se il genitore non ha capito il senso di quello che ha appena fatto il proprio figlio? Che senso ha tutto questo se poi vengo fermato al bar e mi viene detto che domenica passata nel gruppo scout di _____ “CI SONO STATI I GIURAMENTI”? Dove è il senso scout in tutto questo? Dove sta la presa d’atto della missione di vita che si sta intraprendendo?

Eppure il senso della Promessa è profondo, non si tratta di certo della divertente filastrocca di Natale:

“CON L’IUTO DI DIO, PROMETTO SUL MIO ONORE DI FARE DEL MIO MEGLIO:

·        DI ESSERE FEDELE A DIO E LA PATRIA (E L’EUROPA, nel caso della FSE)

·        DI AIUTARE GLI ALTRI IN OGNI CIRCOSTANZA;

·        DI OSSERVARE LA LEGGE SCOUT.”

Ma vi pare poco? Analizziamo (con il cuore):

1.      SI CHIEDE L’AIUTO DI DIO, perché si ha la presa di coscienza che l’uomo, da solo, non può nulla ma che è solamente uno strumento di Dio, un figlio amato che sa che, nonostante la propria forza interiore, fisica ed il proprio intelletto, sempre si deve appoggiare a Dio, in tutto quello che fa, mettendo sempre al primo posto l’amore di Dio, per Dio, che viene da Dio;

2.      PROMETTO SUL MIO ONORE: forse per la prima volta nella vita, il ragazzo viene messo di fronte ad un bivio importante, ad una scelta di vita, ad un impregno concreto: a lui si chiede di mantenere fede alla propria parola, di diventare un uomo di valore, nel senso che gli si chiede di fare la persona seria, di diventare un uomo di parola. PROMETTO SUL MIO ONORE: qui si compromette l’onore, si dà il senso dell’onore e dell’ònere, il senso della serietà. D’ora in poi, nella vita, la società chiederà sempre di più al ragazzo, futuro adulto, di tener fede agli impegni presi. E si parte dalla Promessa. E’ una cosa seria, non è imparare la propria parte a teatro: si tratta di sé, della propria pelle, della propria vita, della propria reputazione di persona di fede, di parola;

3.      DI FARE DEL MIO MEGLIO: la società non chiede di fare sempre del proprio meglio? Non si chiede l’impegno a scuola, al lavoro, perché no, nell’amore e in tutto quello che si fa? E appunto perché lo scoutismo è un perfetto strumento pedagogico, nemmeno questo è lasciato al caso: si chiede al ragazzo di fare del proprio meglio, nello scoutismo, quello scoutismo che il giovane si porterà sempre nel cuore. Egli, abituato a fare del proprio meglio, farà poi sempre del proprio meglio;

4.      DI ESSERE FEDELE A DIO E ALLA PATRIA: …. “Mica noccioline?!?” – E’ forse da qui che nasce l’equivoco con IL GIURAMENTO? In questa frase, c’è tutta l’essenza dello scoutismo: è un messaggio che dà lo scoutismo al giovane e al suo genitore: l’intenzione è quella di formare un buon cristiano e un buon cittadino. Non è stato forse un buon cittadino Nicola Calipari? La PROMESSA SCOUT gli è entrata talmente dentro che ha preferito rischiare ed immolare la propria vita per una connazionale, per DIO (perché dare la vita per un fratello è il gesto d’Amore ultimo e sublime) e per la PATRIA (in questo caso, Calidari aveva dato anche il GIURAMENTO che è pure una cosa rispettabile e sacra, MA MILITARE!)
Sia chiaro che il caso di Nicola Calidari è il caso di un uomo eccezionale, di un Santo Minore: lo scoutismo non anela a forgiare aspiranti Calidari, Salvo d’Acquisto, Scapaccino o Padre Pio: cerca solo di formare buoni cittadini e buoni cristiani che, in un futuro poi non così tanto remoto, saranno chiamati a dare il proprio contributo alla società, rispettandone i valori ed i principi cardine attorno cui si fonda: ed ecco spuntare la promessa DI ESSERE FEDELE ALLA PATRIA, che non richiama solamente un anelito militaresco (che ci poteva stare ai tempi della Leva obbligatoria ma che pur carpiva questo senso solo marginalmente): magari coloro i quali daranno il vero GIURAMENTO alla PATRIA (di tutto rispetto e sacrosanto) avranno una motivazione in più, perché avranno permeato la loro vita in quel tipo di missione, ma c’è appunto molto di più, come spiegato. Allo stesso modo, non si è fedeli a Dio solamente consacrando la propria vita ai Voti verso la Chiesa Cattolica, sposando cioè Gesù, ma si può essere egualmente fedeli nel focolare domestico di una vita familiare felice, in cui la moglie rispetti il marito, il marito onori la moglie ed i figli vengano cresciuti secondo dei solidi valori cristiani. Se infatti il matrimonio non poggia sui tre altari cardine che lo reggano, ALTARE, TAVOLA E TALAMO, comincerà certamente a vacillare.. Ma questo è un altro discorso… Ma l’essere FEDELI significa anche esserlo verso il prossimo, specialmente verso il proprio fratello scout che ti è accanto: se gli devi far le scarpe perché vuoi sedere sul “trono” (al massimo B.P. parlava di ceppo di legno) di Capo Gruppo o di Commissario o di qualsiasi altra carica al posto del tuo fratello scout per vanagloria, allora lascia stare! E ce ne sono…..

5.       DI OSSERVARE LA LEGGE SCOUT: ci avete fatto caso? Più si va verso l’ultima fase della PROMESSA, più si va dal generale al particolare, più ci si addentra nello stile di vita scout. Questo ultimo messaggio della Promessa, infatti, è completamente intriso di scoutismo: qui si parla di scoutismo e basta, di null’altro. E la Legge scout è fatta di quei 10 stupendi articoli tanto ben disegnati dal carissimo Alberto Rondoni. Anche quelli sono a discesa: SE TU PONI COME PROPRIO ONORE IL MERITAR FIDUCIA (1 articolo), allora tutti gli altri 9 ti saranno facili e non irti. OSSERVARE LA LEGGE SCOUT: come si fa ad osservarla? Appunto questo: prima di far pronunciare la PROMESSA ad un ragazzo, bisogna spiegarliela bene, snocciolargliela anche attraverso una catechesi, perché la legge scout attinge dagli insegnamenti di Cristo ed è calata per la psicologia del ragazzo. Quindi sia il Capo Scout preparato, sia il Baloo a spiegare, articolo per articolo, la Legge Scout. E’ molto importante. Se vorrete, in un prossimo post, spiegheremo meglio il senso della Legge Scout in sé stessa, affinchè non accada che un genitore ci fermi di nuovo dichiarando che il proprio figlio HA FATTO IL GIURAMENTO!

Se il ragazzo capirà tutto questo, se avrà somatizzato perfettamente il senso della sua Promessa, state sicuri che ci saranno ottime possibilità che mantenga la propria Promessa Scout diventando un giorno Capo, manterrà tutte le sue promesse date nella vita e non si troverà nell’imbarazzante situazione (quante volte capita) di ripetere (badate bene, ripetere come i pappagalli e non formulare) la Promessa scout meccanicamente, a scatti, come se fosse un robot, giusto perché la deve dire, giusto perché il Rito lo impone, a volte inceppandosi e non ricordandola. A me personalmente è accaduto di dover rinnovare la Promessa per la consegna del Wood Badge e di essermi inceppato in un punto: ma era l’evidente emozione, il groppo alla gola, l’atto di presa in carico dell’enorme responsabilità che satvo assumendo di fronte al Capo Scout e ad altri fratelli che, compresa la mia emozione, scrosciarono in un caloroso applauso (vedasi il video che è in GIUNGLASILENTE).

Quindi per favore, Capi Scout (specie a coloro i quali mi rivolgo che hanno fatto si che questo accadesse): spiegatevi e spiegate a genitori e ragazzi che LA PROMESSA SCOUT NON E’ IL GIURAMENTO NELLE FORZE EARMATE E CHE NON SIAMO PARAMILITARI, NE? ASPIRANTI TALI! NON E’ SCOUTISMO QUESTO!

La Promessa scout è talmente tutta sua ed importante, che nemmeno il Lupetto la può dire, perché non ne comprenderebbe il significato: TUTTO A SUO TEMPO, NELLO SCOUTISMO E TUTTO GIA’ PREVISTO! Leggete le parole di B.P. a supporto di quanto qui si sta dicendo e, per meglio far comprendere il senso di questo RICHIAMO di GIUNGLASILENTE, vi vogliamo snocciolare uno stralcio del pensiero di B.P. che il CHIEF stesso scrisse rispondendo ad una proposta di cambiare il testo della Promessa lupetto, nel 1929:

“Non avrei proposto una Promessa Lupetto diversa dalla Promessa Scout se non avessi avuto un buon motivo per farlo. Il motivo, in sintesi, è che la Promessa e la Legge dei Lupetti sono pensate per bambini ignari di tutto, che debbono in primo luogo imparare i rudimenti della disciplina. Essi non sono del tutto in grado di comprendere tutto ciò che è implicito nell’espressione “doveri verso Dio” e “doveri verso il Re”.

Questo verrà come uno sviluppo nuovo del loro sistema di valori e quindi con un’efficacia maggiore, quando saliranno al Reparto per pronunciare la Promessa Scout.”

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