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da | Gen 7, 2022

Il nome dato al Rover Moot ’53 dimostra il bisogno universalmente diffuso di risalire alle sorgenti dello Scautismo per viverlo nello spirito genuino di B.P. La sua dipartita tra i fragori dell’ultima guerra, il succedersi di eventi grandiosi che hanno scosso i valori morali dei popoli e modificato strutture politiche e sociali, l’inquietudine propria del nostro tempo di ricerca di forme sempre nuove, hanno fatto si che l’originale intuizione del Fondatore, stia subendo modificazioni talora non solo di contorno ma sostanziali. Si potrà arrivare ad altre ad altre realizzazioni rispettabilissime, ma che non sono più Scautismo.
Se tutto ciò accade nel campo delle attività per gli esploratori, ove l’esperienza è ormai antica e consolidata e la codificazione delle linee essenziali definitiva, più larghe incertezze si notano nel Campo del Roverismo. Si dice e si ripete che in questo settore B.P. non ha dato che un tenue profilo senza voler entrare nei particolari.
La cosa è discutibile.
Il problema dei “giovani” nello Scoutismo si è fatto pressante durante l’altra guerra: ed in un primo tempo egli pensavafosse sufficiente un semplice legame sul piano dell’amicizia, atto a conservare lo spirito acquisito nella comunione profonda di vita di Squadriglia, lasciando alla libera iniziativa dei singoli il concretarsi delle attività.
Se poi necessità di cose lo hanno portato a vedere il Roverismo come terzo periodo della formazione scout, tuttavia il principio informatore di B.P. è rimasto lo stesso. Ai giovani dobbiamo presentare delle mete, cui essi devono tendere, ma il campo dell’esecuzione e l’iniziativa è dei singoli. Ognuno deve fare, con le proprie forze, la sua strada.
Ecco quanto B.P. scriveva, lo si noti, nel 1917.
“Mi sembra che la strada del rover sia il terzo periodo progressivo dell’educazione scout e la sua importanza sta nel fatto che completa la sua formazione, conservando il giovane in un ambiente di fraternità proprio nel periodo critico della sua vita.
Ma un giovane non resta in un Movimento se non ha uno scopo e delle attività bendefinite. Noi, perciò, gli offriamo il Servizio. E’ a ciò che lo ha preparato progressivamente la sua vita di esploratore, e prima ancora quella di lupetto. Io vedo questo servizio, lo vedo orientato verso tre mete.
1) Servizio verso se stesso: a) trovare una carriera per non essere a carico dei propri genitori; b) sviluppo della salute per mezzo di attività all’aperto; c) lavorare nella propria professione per contribuire al bene generale del Paese.
2) Servizio verso il Movimento. – Adesso i rover possono dare ciascuno secondo le proprie capacità, un aiuto veramente efficace. La maggior parte dei Capi per gli esploratori dovranno provenire dalle loro file.
3) Servizio verso la Comunità. – Occorre una preparazione civica: ed è il punto finale che fa del rover un buon cittadino.
“Servire” rappresenta per il rover il mezzo di mettere in pratica la promessa di Dio.”
Tutto questo è stato affermato prima del 1922, anno della pubblicazione del Rovering to succes. La visione di B.P. era semplice e chiara.
Ma anche l’attuazione del programma ha avuto da lui delle norme concrete. A dei Capi che gli chiedevano una direttiva di lavoro così scriveva:
“1) I rover sono degli esploratori e lo spirito scout e la vita all’aperto sono essenziali per questa branca.
2) Il servizio dei rover deve realizzarsi nella vita quotidian, nell’ambiente proprio di ciascheduno. La vita professionale, realizzata bene, fa parte del servizio alla comunità.
3) La Branca Rover è insieme preparazione e conquista della vita.
4) La perseveranza è una qualità molto rara e tanto preziosa. I giovani ne hanno bisogno. Occorre che la Branca rover li educhi a questa virtù.
5) Le regolee i metodi della Branca rover devono essere elastici e i Capi abbiano visioni larghe.
6) La Branca rover non ha lo scopo di fare dei tipi “soddisfatti” o dei santi melanconici: ma di dirigere l’energia aperta dei giovani su delle strade che li porteranno alla suprema delle gioie, quella di vivere per donare agli altri.”

Sono semplici linee programmatiche. Molto semplici come è tutto semplice lo Scoutismo.
Vita all’aperto, preparazione al domani, Servizio: il tutto sulla base di una costanza e continuità talora rara nella vita moderna.
Ogni indicazione prenderà forma nei singoli Clan, secondo le esigenze locali (Campo di équipe, di lavoro, di Clan, Capitoli, Inchieste, San Vincenzo, prestazioni persso Unità, ecc..) lasciando alle sensibilità specifiche il determinare le forme.
L’attuazione di questi principi richiederanbno soluzioni ancora non bene impostate…()
Ma quello che importa è che sia per tutti acquisito questo Principio: il Roverismo è primariamente e sommamente Scoutismo applicato nella sua integrità ai giovani di 18 anni, quale lo volle B.P. Troppi hanni voluto complicarlo o modificarlo con risultati oggi più o meno riusciti.
Ad fontes. Noi preferiamo le acque fresche e sorgive, noi seguiamo una traccia, quella lasciata da un uomo scopritore in modo eccezionale e magistrale del cuore e dei bisogni dei giovani.
Egli è il Vecchio ed amato Capo!

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